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Cenere Etna, ViniMilo: “La scienza in soccorso di produttori agricoli e sindaci dell’Etna”
di Roberta Mannino

La scienza, e i modelli matematici, in soccorso di produttori agricoli e sindaci dell’Etna vessati dalla caduta di cenere, evento ormai ricorrente con circa 280 episodi da vent’anni a questa parte. Lo ha proposto ieri sera a Vinimilo, durante un seguitissimo incontro dedicato al tema, Mauro Coltelli, ricercatore INGV, che ha indicato nell’applicazione del sistema previsionale Aeromat, realizzato dall’Istituto vulcanologico per monitorare l’andamento e la direzione degli sbuffi di cenere dell’Etna in ambito aeronautico, come strumento per geolocalizzare e quantificare la ricaduta di sabbia dei comuni etnei, diventando un parametro di riferimento per gli auspicati aiuti di Stato, le agevolazioni e gli sconti fiscali.

 

“I modelli matematici – ha spiegato Coltelli – sono strumenti strategici per la rappresentazione quantitativa di fenomeni naturali o di un insieme di fenomeni. Monitorare e calcolare statisticamente i danni della cenere potrebbe essere un criterio di riferimento per stabilire come intervenire in termini di rimborsi assicurativi e/o ristori da parte dello Stato”.

Aiuti economici, o sgravi fiscali, che per il sindaco di Milo, Alfio Cosentino: “Devono riguardare amministrazioni, cittadini e produttori agricoli messi a dura prova, soprattutto nel 2021, dall’incessante attività esplosiva dell’Etna”. A supporto dei coltivatori, nel corso dell’incontro introdotto dal vice-sindaco Maria Concetta Cantarella e moderato dal giornalista Turi Caggegi, il direttore della CIA Sicilia Orientale, Graziano Scardino, ha annunciato l’intervento al Mipaaf (Ministero Agricoltura) nell’ambito del Piano Gestione Rischi 2021 e con l’Ispettorato agrario per il riconoscimento dello stato di calamità naturale.

 

Eloquenti le testimonianze di Marco Nicolosi (Barone di Villagrande) che, se con la potatura verde ha “messo al sicuro” i grappoli dai graffi della cenere, ha già speso circa 35mila euro per ripulire tetti di cantine e palmenti; mentre Renato Maugeri, produttore vinicolo e agrumicolo oltre che presidente dell’associazione Limone dell’Etna IGP, ha riferito di aver perso il raccolto di mandarini, danneggiati dalla cenere e mandati all’industria di trasformazione in succhi perché troppo malconci per il mercato del fresco.

 

Intanto il mondo della scienza si divide fra chi come Salvo Giammanco, vulcanologo dell’Ingv, riferisce di un arricchimento immediato dei terreni con i minerali della cenere, oggetto anche di studi sull’impatto a lungo termine su salute e ambiente – e chi come Alessandra Gentile, docente di Arboricoltura al Di3A dell’Università di Catania, sostiene che occorra quasi un secolo perché i minerali di cenere e lapilli si trasformino in terreno agricolo, capace di fertilizzare e nutrire le colture. Che intanto subiscono lacerazioni e abrasioni, riducendo la fotosintesi e favorendo l’aggressione di agenti patogeni: problema estremamente critico in fase di fruttificazione e fioritura, con gravissime perdite per i coltivatori.

 

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