(di Angela Sciortino) Con un bilancio di oltre 8 mila visitatori in tre giorni si è conclusa la Zagara d’Autunno edizione 2018, la mostra-mercato florovivaistica che da anni si tiene tra i viali dell’Orto Botanico di via Lincoln, giunta alla XVII edizione.
Novità di quest’anno il premio per il miglior allestimento e per la migliore capacità di relazione con il pubblico che è andato al tedesco Michael Schick di Achstetten (Monaco di Baviera). Il vivaista bavarese ha portato a Palermo 400 specie di pomodori e venduto centinaia di bustine di sementi.
All’interno di Zagara d’Autunno la visitatissima rassegna dedicata ai temi dell’autunno e della biodiversità siciliana con la mostra pomologica dal titolo “Frutta d’autunno: i colori del sapore”. L’esposizione, dopo quella dedicata agli agrumi dello scorso aprile, ha raccolto questa volta i frutti che maturano tra la fine dell’estate e l’autunno e che stata curata da Paolo Inglese, Rosario Schicchi, Francesco Sottile, docenti dell’Ateneo palermitano e dall’esperta Silvia Fretto.
A far da padrone di casa presso il Gimnasium dell’Orto Botanico dell’Università degli Studi di Palermo, fiore all’occhiello del Simua, il Sistema museale d’Ateneo, Rosario Schicchi, direttore dell’Orto.
Nell’esposizione che resterà aperta sino a domenica 4 novembre molti tipi di frutta che stanno scomparendo dai mercati e dalle nostre tavole: specie e cultivar di frutti provenienti dall’ambiente mediterraneo con elevato valore nutraceutico, come azzerruolo, carrubo, castagno, corbezzolo, cotogno, fico, ficodindia, giuggiolo, kaki, melo, mandorlo, melograno, nespolo d’inverno, noce, nocciolo, pero, pistacchio, sorbo, vite, ecc. E anche cultivar di specie esotiche di più recente introduzione come la feijoa, l’actinidia e l’annona.
«La mostra visitabile fino alla fine della settimana – spiega Rosario Schicchi – è una preziosa opportunità per poter ammirare e conoscere le tantissime sfumature cromatiche e morfologiche presenti nell’ambito di una stessa specie. Oltre ai frutti di specie e cultivar più comuni e più importanti sotto l’aspetto della produzione e del consumo, ci sono in mostra anche i frutti delle cosiddette specie “minori” e quelli “rari e dimenticati” tipici del paesaggio siciliano come il nespolo d’inverno».