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Vino, con riapertura ristoranti e vaccini export a +4%
di Roberta Mannino

calice vino Nero d'Avola

L’avanzare della campagna vaccinale anti Covid sta favorendo il ritorno alla vita di comunità e la riapertura della ristorazione in tutto il mondo con le esportazioni di vino italiano che riprendono slancio dopo un anno di sofferenza e nel 2021 registrano un balzo del +4% in valore. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti su dati Istat nel primo quadrimestre dell’anno in occasione dello stacco del primo grappolo a livello nazionale prezzo l’azienda agricola “Dei Principi di Spadafora” nel Comune di Monreale (Contrada Virzì tra Alcamo e Camporeale) con le uve bianche Chardonnay, le prime a essere raccolte (nella foto la giovane Enrica Spadafora).

 

A trainare le bottiglie italiane oltre confine nel 2021 sono in particolare i consumatori europei e proprio in Francia, nel regno dello Champagne, le etichette Made in Italy fanno registrare un +12,5%, in Russia addirittura +32%, mentre la Germania cresce del +4% ma su valori che ne fanno il primo mercato del vino tricolore nel Vecchio Continente. Note dolenti arrivano dalla Gran Bretagna dove le bottiglie Made in Italy sono state stritolate nella morsa formata dalla pandemia con la variante Delta in piena esplosione e dalle difficoltà legate alla Brexit con un calo di quasi il 12% nelle vendite, anche se si posiziona al secondo posto tra i clienti più appassionati, in particolare del Prosecco. Le criticità maggiori, per chi esporta verso il Regno Unito – precisa Coldiretti – interessano le procedure doganali e riguardano anche l’aumento dei costi di trasporto dovuti a ritardi e maggiori controlli. Una situazione peraltro che – continua Coldiretti – rischia di favorire l’arrivo di contraffazioni ed imitazioni favorite dalla deregulation e non è un caso che proprio nei pub inglesi – riferisce la Coldiretti – sono state smascherate le vendite di falso prosecco in lattina o alla spina.

 

Nel resto del mondo – continua la Coldiretti – il mercato cinese, che è stato il primo a uscire dall’incubo Covid, fa registrare nel 2021 un balzo del +75% negli acquisti di vino italiano mentre continua invece la frenata degli Stati Uniti, dove i calici italiani sono da sempre fra i più apprezzati, ma dove gli effetti dell’emergenza sanitaria continuano a pesare. Infatti le vendite di vino italiano negli Usa sono calate del 3% in valore anche sotto la spinta della concorrenza dei vino francese che non è più gravato da dazi aggiuntivi dopo l’entrata in vigore l’11 marzo 2021 dell’accordo tra il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il presidente Usa Joe Biden sulla sospensione di tutte le tariffe relative alle controversie Airbus-Boeing.

La ripresa complessiva delle esportazioni + accompagnata dalla crescita dei consumi interni con un aumento record degli acquisti domestici di vini e spumanti del 21,3% nel primo trimestre del 2021 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, secondo elaborazioni Coldiretti su dati Ismea. Il risultato è una aumento del fatturato che è stimato dalla Coldiretti pari a 11 miliardi di euro nel 2021.

A preoccupare – sottolinea Coldiretti – sono anche le nuove politiche europee come la proposta di mettere etichette allarmistiche sulle bottiglie per scoraggiare il consumo o anche il via libera dell’Unione Europea a nuove pratiche enologiche come la dealcolazione parziale e totale che secondo la Coldiretti rappresenta un grosso rischio ed un precedente pericolosissimo permettendo di chiamare ancora vino un prodotto in cui sono state del tutto compromesse le caratteristiche di naturalità per effetto di un trattamento invasivo che interviene nel secolare processo di trasformazione dell’uva in mosto e quindi in vino. Particolarmente grave – afferma la Coldiretti – è la decisione di considerare i vini de-alcolati e parzialmente de-alcolati come prodotti vitivinicoli e di consentire tale pratica anche per i vini a denominazione di origine protetta o indicazione geografica protetta.

“L’Italia può ripartire dai punti di forza con l’agroalimentare che ha dimostrato resilienza di fronte la crisi e può svolgere un ruolo di traino per l’intera economia” ha affermato il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “per sostenere il trend di crescita dell’enogastronomia Made in Italy serve anche agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo”. Una mancanza che ogni anno – continua Prandini – rappresenta per il nostro Paese un danno in termini di minor opportunità di export al quale si aggiunge il maggior costo della “bolletta logistica” legata ai trasporti e alla movimentazione delle merci”. Il Recovery Plan – conclude Prandini – rappresenta dunque una occasione unica da non perdere per superare i ritardi accumulati e aumentare la competitività delle imprese sui mercati interno ed estero”.

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