E’ stato dedicato al vino biologico siciliano, nei suoi aspetti tecnici, normativi e di mercato, il 26° Enosimposio di Assoenologi Sicilia, svoltosi l’8 e 9 luglio a Campofelice di Roccella (PA). Dopo lo stop dovuto alla pandemia, l’associazione che riunisce gli enologi e gli enotecnici siciliani ha ridato il via agli incontri in presenza scegliendo di affrontare un tema complesso e delicato su cui, secondo Assoenologi Sicilia, l’isola ha ancora molto da dire.
“I limiti italiani relativi ai fosfiti sono molto bassi, più che in altri Paesi europei – aggiunge l’enologo Giacomo Spanò,
consigliere di Assoenologi Sicilia e moderatore del 26° Enosimposio. – Alla luce delle difficoltà di ripetitibilità analitiche e metodiche, della presenza di molteplici variabili che possono incidere sul valore finale e delle dinamiche tecnico/scientifiche di altri stati europei – evidenzia l’enologo Spanò – chiediamo al Ministero italiano, vista la non tossicità dei fosfiti, di salvaguardare il biologico italiano allineando il limite consentito nel nostro Paese a quello della Germania, altro grande produttore, che ha fissato il limite ad un valore doppio rispetto al nostro. Abbiamo bisogno di un limite equilibrato”.
I lavori congressuali sono stati avviati dall’enologo Giacomo Manzo, Presidente della sezione Sicilia e dell’enologo Riccardo Cotarella, Presidente Assoenologi, che, in videoconferenza, ha voluto essere accanto ai colleghi siciliani in questo importante momento di ripartenza.
Presenti i rappresentanti del settore tecnico, della ricerca, dell’Università, delle Istituzioni, del Consorzio di tutela Vini DOC Sicilia e dell’ICQRF, insieme per due giorni di analisi, riflessioni e degustazioni attraverso cui indagare il biologico siciliano nei suoi vari aspetti, partendo dalla situazione attuale e dalle più recenti ricerche sul tema per guardare alle prospettive, i possibili scenari, le opportunità della produzione siciliana.
“? stata un’occasione importante di condivisione, di formazione e cultura. – ha commentato il Presidente di Assoenologi Sicilia, enologo Giacomo Manzo – Il ruolo dell’enologo è sempre più determinante all’interno delle aziende. Il mercato è in costante evoluzione: a noi spetta il compito di prevederlo e di valorizzare la nostra terra, portando il made in Sicily nel mondo. In questi due giorni ci siamo confrontati sulla coltivazione e produzione di vini biologici in Sicilia, prima regione in Italia come superficie coltivata in biologico. La seconda giornata è stata dedicata alla degustazione di vini biologici prodotti in Sicilia. Ne usciamo con la consapevolezza che tanto lavoro si è fatto ma tanto ce ne da fare e che la Sicilia ha un grosso potenziale tale da non avere rivali, grazie alle ottimali condizioni pedoclimatiche che persistono”.
Al dibattito hanno preso parte il Dott. Angelo Faberi, Direttore ICQRF, il Dott. Dario Cartabellotta, Dirigente Generale del Dipartimento Regionale Agricoltura, l’On. Antonio Lombardo, membro della Commissione Agricoltura alla Camera dei Deputati, e il Prof. Domenico Pocorobba, Dirigente dell’I.I.S. Abele Damiani di Marsala ma anche il Dott. Antonio Rallo, Presidente del Consorzio di Tutela Vini DOC Sicilia, l’Enol. Mattia Filippi di Uva Sapiens, il Prof. Emilio Celotti, docente presso l’Università degli Studi di Udine, la Dott.ssa Alessandra Trinchera, Ricercatrice CREA e Coordinatore BIOFOSF-WINE, il Dott. Giacomo Gagliano, direttore del laboratorio ICQRF di Catania e il Dott. Umberto Pusateri, funzionario ICQRF.
La mattina del 9 luglio, gli enologi sono stati impegnati in una degustazione di vini biologici siciliani guidata dall’enologo Gianni Giardina.
“Ringrazio tutti i relatori intervenuti per il prezioso contributo alla discussione e tutte le aziende amiche che hanno permesso la realizzazione di quest’evento” – conclude il Presidente Manzo.