La guerra in Ucraina mette a rischio quasi 150 milioni di euro di export di vino Made in Italy in Russia, che quest’anno avevano raggiunto il record storico con una crescita del 18% rispetto al 2020. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti su dati Istat in occasione del Vinitaly che apre domenica alle 9,30 con l’esposizione per la prima volta di tutti i colori del vino portati a Verona nell’esclusivo salone creato a Casa Coldiretti (Ingresso Cangrande), per scoprire la più grande diversità cromatica del mondo offerta dal vino Made in Italy, frutto della combinazione della più ricca varietà di cultivar a livello mondiale e delle profonde differenze pedoclimatiche del territorio lungo tutta la Penisola.
Dopo una crescente presenza negli ultimi anni, a seguito del conflitto in Ucraina, sono state sospese – sottolinea la Coldiretti – le azioni di promozione del Vinitaly nella Federazione Russa che non partecipera’ all’appuntamento. Le sanzioni contro Putin, le tensioni sul commercio internazionale e la svalutazione del rublo legate al conflitto stanno ostacolando le vendite di vino italiano – sottolinea la Coldiretti – con difficoltà nei pagamenti persino per gli ordini già effettuati. Alcune spedizioni sono state interrotte, mentre un certo numero di operatori ha ridotto il periodo di differimento dei pagamenti o l’ha annullato del tutto, e nei ristoranti russi è già allarme per le scorte di bottiglie Made in Italy, divenute sempre più popolari.
I vini fermi in bottiglia rappresentano la voce più pesante delle vendite nel Paese di Putin – spiega Coldiretti -, con 76,8 milioni di euro, in crescita del 12% nel 2021 rispetto all’anno precedente. Ma il risultato più importante è stato quello registrato dagli spumanti, aumentati del 27% nel 2021, per un totale di 71,4 milioni di euro, grazie soprattutto al traino del Prosecco che da solo vale un quarto delle esportazioni in valore con un vero e proprio boom del 55%, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat.
Non a caso le pregiate bollicine sono state le uniche ad essere esplicitamente escluse dal blocco delle esportazioni dei beni di lusso varato dall’Unione Europea per colpire gli oligarchi russi. Le misure hanno preso invece di mira le vendite di bottiglie sopra il valore di 300 euro ad articolo andando a colpire una selezione ristretta di vini italiani, come ad esempio alcune bottiglie di Sassicaia, Barolo, Amarone, Brunello di Montalcino che possono in alcuni casi superare il limite.
L’Italia è il primo Paese fornitore di vino in Russia, con una quota di mercato di circa il 30%, davanti a Francia e Spagna. Oltre al Prosecco, i vini più gettonati a Mosca sono l’Asti e i Dop toscani, siciliani, piemontesi e veneti. Tra gli altri alcolici, consistenti anche le vendite di liquori in Russia che valgono – rileva Coldiretti – 48,2 milioni di euro (+16%) mentre è più ridotto l’export di birra (poco più di un milione di euro, comunque in aumento del 38% nel 2021 rispetto all’anno precedente).
La guerra rischia dunque di interrompere un mercato di riferimento importante per Cantina Italia che era passato indenne – ricorda Coldiretti – attraverso le sanzioni decise nel 2014 da Putin in ritorsione contro le misure varate dall’Unione Europea per l’annessione della Crimea. L’embargo aveva colpito una importante lista di prodotti agroalimentari con il divieto all’ingresso di frutta e verdura, formaggi, carne e salumi e pesce, ma non il vino che ha continuato in questi anni la sua corsa acquisendo sempre più estimatori nella società ex sovietica.