(di Redazione) Buona qualità, ma quantità al di sotto della media. Questo in sintesi il giudizio che i produttori danno della vendemmia 2018 che è appena iniziata. La maturazione delle uve procede in modo ottimale, ma il clima pazzo di quest’anno e gli attacchi di peronospora fanno sentire i loro effetti negativi su una parte della produzione vitivinicola siciliana. Le previsioni sulla vendemmia iniziata da alcuni giorni non lasciano ben sperare sul fronte della quantità, anche se il livello qualitativo resterà ovunque alto. Nelle province di Palermo, Trapani ed Agrigento – dove si produce circa l’80% di tutto il vino siciliano – la produzione accusa un calo medio che del 20% con punte del 30, mentre le zone dell’Etna e del Cerasuolo di Vittoria sono riuscite a limitare i danni, contribuendo ad alzare lievemente la media regionale.
In sintesi, secondo le previsioni della Cia della Sicilia occidentale, la vendemmia del 2018 dovrebbe portare a una produzione totale di 4,5 milioni di ettolitri, cifra ben lontana dal 2016 e 2015, quando si attestò oltre i 6 milioni. Benché superiore a quella del 2017 (4,1 milioni di ettolitri) resterà comunque sotto la media decennale che secondo l’Istat si attesta sui 5,6 milioni di ettolitri.
Sulla qualità delle uve il Consorzio di tutela vini Doc Sicilia rassicura: l’andamento climatico degli ultimi mesi lascia presagire un’ottima qualità delle uve. Il Pinot grigio appena raccolto ha avviato una vendemmia che però fa prevedere quantitativi al di sotto della media degli ultimi anni, anche se probabilmente superiore alla vendemmia del 2017.
«Per quanto ancora all’inizio della stagione vendemmiale – afferma Paolo Di Maria delle Cantine Ermes di Santa Ninfa, nella Valle del Belìce – i primi raccolti ci soddisfano molto dal punto di vista qualitativo, mentre indubbiamente non possiamo non considerare i diradamenti naturali dei vigneti delle nostre zone registrati nei mesi scorsi. Possiamo prevedere un calo di produzione di uve non trascurabile che stimiamo pari al 30% rispetto ad un’ annata normale, ma l’obiettivo di riuscire a dare redditività ai viticoltori puntando sulla qualità dei vini è raggiungibile».
«Quest’anno abbiamo avuto finora un clima mite e piogge relativamente abbondanti rispetto alla media delle precedenti stagioni: ecco perché possiamo prevedere che il bilancio della vendemmia sarà positivo», commenta Filippo Paladino, vicepresidente delle Cantine Colomba Bianca, azienda che raccoglie uve in diverse zone della provincia di Trapani, soprattutto tra Marsala, Mazara e la Valle del Belìce. «Le condizioni climatiche – continua – hanno però esposto le piante ad attacchi di peronospora. Il Nero d’Avola, che è molto suscettibile a questa malattia fungina, potrebbe registrare un calo di quantità del 40 per cento rispetto alla media, mentre il Grillo, il Catarratto e il Grecanico dovrebbero assicurare produzioni simili a quelle del 2017».
Diversa la situazione nella Sicilia Sud-orientale: «Nella zona del Siracusano e in parte del Ragusano dove insistono i vigneti aziendali ci aspettiamo una vendemmia abbondante – afferma Nino Di Marco, della Cantina Terre di Noto – e prevediamo di registrare un più 5 per cento con la conferma di uno standard qualitativo perfetto come quello della vendemmia 2017. Non abbiamo subito attacchi di malattie alle viti e l’ondata di caldo che si è abbattuta la settimana scorsa sulla Sicilia non dovrebbe avere conseguenze negative sui vigneti».
In aumento anche la produzione nel Nisseno. La previsione della Cantina La Vite di Riesi si basa sul fatto che non ci sono stati attacchi fungini a piante e grappoli e le temperature si sono mantenute entro standard accettabili, senza i picchi di caldo dello scorso anno. «Così, se nella passata vendemmia abbiamo raccolto 190 mila quintali di uve in seguito alla riduzione provocata dalle condizioni atmosferiche avverse – afferma Salvatore Vitale – quest’anno possiamo prevedere un raccolto sopra i 210 mila quintali. In questa settimana iniziamo a raccogliere Sangiovese e Chardonnay, a settembre toccherà al Nero d’Avola. E anche per questo vitigno tutto procede nel migliore dei modi».
«I viticoltori hanno imparato a misurarsi negli ultimi anni con il cambiamento climatico sempre più marcato ed imprevedibile e chi ha saputo fare prevenzione è riuscito a salvare buona parte del raccolto – commenta Antonino Cossentino, presidente della Cia Sicilia Occidentale – ma i ripetuti interventi in vigna, per contrastare l’attacco di malattie fungine come la peronospora, hanno fatto lievitare i costi di produzione».
Andando ad analizzare nel dettaglio le zone di produzione della Sicilia occidentale, le aree del Partinicese e dell’Alcamese quest’anno accuseranno un calo del 20 per cento rispetto alla media. Dovrebbe andare peggio nelle zone di Petrosino, Salaparuta e Partanna, in provincia di Trapani, dove le grandinate di giugno hanno lasciato il segno e causeranno un calo medio tra il 25 e il 30 per cento. Nell’Agrigentino, dove la vendemmia è iniziata a fine luglio, il range di perdite tra Sambuca, Menfi e Santa Margherita Belice oscilla tra il 20 e il 30 per cento.
Il clima di quest’anno, come avvenuto per il grano, non è stato quindi favorevole per la viticoltura in una vasta area della Sicilia. Cruciale, per i vigneti, è stato il mese di giugno, in cui si sono registrate temperature superiori alla media di 1,5 gradi e un tasso di piovosità mai visto nell’ultimo decennio. Le alte temperature unite alle abbondanti piogge fuori stagione e a un alto tasso di umidità, hanno favorito da una parte la comparsa di malattie fungine come la peronospora e dall’altra fanno ritardare la maturazione e possono causare l’abbassamento del grado zuccherino delle uve, l’indice che in cantina decide il valore del raccolto. «È ancora presto per parlare di prezzi – osserva Cossentino – e sarà anche decisivo l’andamento climatico di agosto che, in questi primi giorni, non è stato certo favorevole e che deciderà volumi e qualità».
Pure a Marsala, nella cantina sperimentale “Dalmasso” dell’Istituto regionale Vino e Olio è cominciata da una decina di giorni la vinificazione: Grillo da utilizzare come base spumante seguendo un progetto Mise in collaborazione con l’Università di Palermo e la Cantina Europa oltre ad alcuni vitigni non autoctoni come Ribolla gialla e tipi resistenti alle malattie. «A seguire si procederà alla vinificazione delle varietà autoctone alcune delle quali quasi scomparse ma utilizzate in tempo remoti», spiega Vincenzo Cusumano, direttore dell’istituto regionale Vino e Olio. «La vendemmia 2018 – continua Cusumano – presenta con un certo calo nelle rese nella Sicilia occidentale dovuto ad attacchi di peronospora e avversità atmosferiche, mentre nella Sicilia orientale si prevede la conferma della produzione dell’anno scorso precedente se non un aumento. Mediamente si stima una buona, anzi ottima, qualità delle uve e una riduzione nelle rese del 20% rispetto agli anni più abbondanti»