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Vendemmia 2018 peggio del previsto. Quasi un terzo in meno nella Sicilia occidentale
di Angela Sciortino

vendemmia 2018

(di Redazione) Troppa pioggia e vigneti inzuppati che portano gli acini letteralmente a scoppiare e a marcire. Tra i vitigni che hanno sofferto maggiormente tutto questo c’è il Nero d’Avola. 

Peggio del previsto, dunque, la vendemmia 2018 nei vigneti della Sicilia occidentale dove si produce l’80% dell’uva da mosto dell’Isola. «Anche se la qualità resta medio-alta – afferma in una nota la delegazione Palermo-Trapani della Cia-Agricoltori Italiani – sono state riviste al ribasso le stime di inizio agosto, che davano già una produzione media in calo del 20% e che invece ora – a vendemmia in corso – si attesta sul 30%». Colpa delle bombe d’acqua che si sono abbattute in Sicilia nella seconda decade di agosto. Peggio ancora sta andando nel comparto del biologico in cui è stato difficile contenere lo sviluppo di peronospora e oidio proliferate grazie alle condizioni meteo avverse di questa estate, caratterizzata da caldo e umidità elevati già partire da giugno. Com’è noto, nelle vigne coltivate in regime biologico, gli interventi fitoiatrici ammessi per contrastare il diffondersi di queste muffe sono limitati. E la scelta di non usare prodotti di sintesi o nocivi si è tradotta in una perdita secca notevole con punte addirittura del 70% come avvenuto nel Partinicese. Numeri che stanno spingendo alcuni viticoltori a non raccogliere i grappoli perché non conviene.

«Ce la ricorderemo, purtroppo, la vendemmia 2018. Il principale imputato di questo mezzo disastro è il clima», spiega Antonino Cossentino, presidente della Cia Sicilia occidentale Palermo/Trapani. Che continua: «Le forti piogge che si sono abbattute nelle ultime settimane hanno condizionato fortemente una situazione già precaria».

In Sicilia, secondo i dati dell’Osservatorio regionale delle acque, le piogge del mese di agosto registrate negli ultimi trent’anni si attestano sui 15 millimetri, nel 2017 furono appena di 1,1 millimetri, mentre nel 2016 si è arrivati a 25. Quest’anno, invece, alcune zone sono state colpite ripetutamente da autentiche bombe d’acqua che hanno fatto arrivare a terra 100 millimetri in poche ore. «Condizioni che evidentemente hanno reso impossibile portare a termine una produzione secondo canoni abituali. Per questo chiediamo che venga riconosciuto lo stato di calamità naturale per quei produttori che sono stati colpiti da questi eventi climatici. Chi è in regime biologico, tra l’altro, sconta doppiamente un prezzo amaro visto che i pagamenti Agea per i fondi europei sono per molti ancora fermi al 2015», dice ancora Cossentino.

Nel Palermitano, in zone come Roccamena e Contessa Entellina, la perdita media di raccolto che ha riguardato tutte la varietà è stata del 30%. Stesse cifre nelle aree del trapanese come Salaparuta e Gibellina e nel Belìce in genere, dove alcuni vigneti sono stati addirittura sommersi dai corsi d’acqua esondati. Meglio è andata dalle parti di Petrosino, Marsala e Mazara, dove il danno è stato limitato al 10-15 per cento. Nell’Agrigentino per la vendemmia 2018 sono state confermate le stime di inizio agosto: il calo rispetto alla media è tra il 20 e il 30 per cento a seconda delle zone e sul fronte qualità non ci sono grossi problemi. I produttori sperano adesso che questa parte finale dell’estate possa regalare un clima più mite agli ultimi vigneti da vendemmiare.

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