(di Redazione) Al via la stagione venatoria 2019/2020. Firmato il decreto dell’assessore regionale per l’agricoltura, Edy Bandiera che consente l’avvio ufficiale della stagione della caccia per il 15 settembre.
L’atteso provvedimento arriva dopo una complessa trafila procedurale che ha dovuto tener conto sia dei recenti pronunciamenti giurisprudenziali in materia, sia del parere reso dall’Ispra che vincola, non poco, le attività venatorie.
«Il calendario venatorio – ha precisato Bandiera – arriva dopo un’ampia concertazione con le associazioni, sia venatorie che ambientaliste, che ha trovato il suo momento plenario, lo scorso 8 agosto, nell’ultimo comitato faunistico venatorio, l’assise regionale in cui siedono tutte le associazioni di settore. Anche grazie ai tanti contributi che sono pervenuti, si è arrivati a definire il provvedimento, che è la possibile sintesi tra istanze dei cacciatori, limiti normativi e tutela del patrimonio ambientale».
Non sono mancate le proteste delle associazioni venatorie. A cominciare dall’Associazione Liberi Cacciatori Siciliani secondo cui è stato partorito un “malo topolino”. Alla protesta sul mancato inserimento della tortora tra le specie cacciabili in pre-apertura, così come è consentito nelle altre regioni italiane, l’assessore risponde: «Non è stato possibile consentire la cacciabilità della tortora in pre-apertura, perché ci siamo dovuti attenere ad un espresso divieto dell’Ispra su questa specie».
Più “politiche”, invece le accuse rivolte all’assessore Edy Bandiera dalla Confederazione Cacciatori siciliani che ne chiede addirittura le dimissioni, per “inadempienze in materia faunistico – venatoria”. Secondo Carmelo Alfano, presidente della Confederazione tra le inadempienze ci sono: il mancato rinnovo dei piani regionali faunistico-venatori scaduti, la mancata istituzione dei comitati di gestione degli ambiti territoriali di caccia, lo smantellamento delle Ripartizioni faunistico venatorie quali uffici preposti alla tutela della fauna selvatica ed alla disciplina dell’attività venatoria e l’approssimazione nella elaborazione dei calendari venatori.
«Pure i luoghi tradizionali di caccia (come parchi o riserve naturali, i Monti Sicani e i Pantani di Pachino) – lamentano i cacciatori – non sono più da ritenere tali». Per non parlare della caccia ai cinghiali – si legge nel sito dell’associazione liberi cacciatori siciliani – per cui sono previste limitazioni nel tempo, nello spazio e nei metodi di caccia a dir poco cervellotici. Molto da ridire anche sui “periodi di caccia per alcuni anatidi e per la beccaccia e ancora per la caccia al coniglio selvatico che – secondo Associazione Liberi cacciatori siciliani – a tutt’oggi è un’incognita”.
Invece secondo Bandiera, il più rilevante aspetto di novità del calendario appena varato è che dal 15 settembre, diversamente da quanto accaduto l’anno scorso, si è riusciti ad assicurare proprio la riapertura della caccia al coniglio selvatico.
«A seguito del pronunciamento del Tar dello scorso anno, ed in ragione dei dati scientifici emersi nel monitoraggio condotto dall’Assessorato in sinergia con le associazioni venatorie – ha precisato Bandiera – possiamo riaprire la caccia al coniglio selvatico, che verrà cacciato anche attraverso il ricorso al furetto, così come espressamente richiesto dalle associazioni venatorie».
Il decreto, secondo l’assessore, insomma, è la migliore sintesi possibile tra l’esigenza di tutelare l’ambiente e la garanzia del legittimo diritto dei cacciatori di esercitare la loro passione.
Nel nuovo calendario non sono state inserite volutamente tutte le attività venatorie che sono state già censurate dai recenti pronunciamenti giurisprudenziali o che andavano a cozzare con il recente parere espresso dall’Ispra. «In questo modo abbiamo voluto evitare possibili impugnative al Tar – ha aggiunto Bandiera – anche se è bene sottolineare che l’attività di caccia risulta utile soprattutto in quei contesti nei quali gli equilibri biologici sono saltati, a seguito di un proliferare di specie o di un sovrappopolamento, che rischia di creare non pochi danni all’agricoltura».
Perdura il divieto di caccia in alcune isole minori, come Marettimo e Salina. A tal proposito l’assessore all’agricoltura ha precisato che “nostro malgrado non è possibile in queste aree autorizzare l’attività venatoria, perché non è prevista nel Piano Regionale Faunistico Venatorio della Regione Siciliana vigente che è stato approvato diversi anni addietro”. «Avvieremo, da subito – assicura Bandiera – forti delle istanze che ci arrivano dai sindaci, dagli amministratori locali e dai cacciatori delle zone interessate, una revisione del piano che preveda l’attività venatoria, nelle forme e nei limiti previsti dalle vigenti normative, anche in quelle zone nelle quali attualmente è interdetta».