(di Angela Sciortino) In difficoltà il comparto dell’uva da tavola siciliana. Tutta colpa del cracking, lo “spacco” degli acini, la fisiopatia capace di compromettere la qualità dei grappoli rendendoli non commercializzabili. Le lacerazioni della buccia degli acini, infatti, non si limitano al danno estetico, ma diventano anche facili punti d’ingresso per agenti di marciumi e muffe. La fisiopatia si è presentata in modo massiccio quest’anno in Sicilia e ha colpito tutte le coltivazioni di uva da tavola della regione. Ma il fenomeno si è manifestato soprattutto nell’areale di Mazzarrone, tanto che il Comune della provincia di Catania qualche settimana fa ha già richiesto alla Regione il riconoscimento dello stato di calamità.
La crisi che ha colpito i produttori siciliani dell’uva “Italia” venerdì scorso, 5 ottobre, è stata al centro di un affollato incontro organizzato dall’assessorato regionale per l’Agricoltura e presieduto, nel Palazzo della Regione di Catania, dallo governatore Nello Musumeci. All’incontro hanno partecipato non solo i sindaci e gli amministratori dei centri agricoli maggiormente colpiti che ricadono nel Calatino, nell’Agrigentino, nel Siracusano e nel Ragusano, ma anche i dirigenti dell’Agenzia delle Entrate, i vertici delle organizzazioni Cia e Confagricoltura, una rappresentanza di produttori, i docenti del Dipartimento di Agraria dell’ateneo catanese Alessandra Gentile, Giancarlo Polizzi e Alberto Continella. Per la Regione erano presenti il direttore generale del dipartimento Agricoltura Carmelo Frittitta ed i capi dell’Ispettorato agrario di Catania, Siracusa e Ragusa.
Giovanni Spada, sindaco di Mazzarrone in rappresentanza dei territori interessati al problema ha denunciato la grave situazione di disagio economico determinata quest’anno dal “cracking”, la fitopatìa che si manifesta con la spaccatura dell’acino e che ha provocato la esclusione dai mercati di buona parte della produzione di uva Italia coltivata in Sicilia. «Vento, siccità, forti piogge, sbalzi di temperatura – ha spiegato Spata – hanno messo a dura prova l’uva da tavola del nostro comprensorio. Dopo un avvio di campagna promettente, le giornate estive molto calde e secche, intercalate da precipitazioni, hanno determinato il danno che ha interessato l’80 per cento delle produzioni del Consorzio Igp».
Sulla stessa linea anche gli altri interventi tutti mirati a invitare il governo regionale a promuovere ogni possibile iniziativa a sostegno dei produttori colpiti. In particolare, è stata evidenziata la necessità di ottenere la deroga all’obbligo di assicurarsi ai fini della copertura del danno, la esenzione dal pagamento degli oneri contributivi e ogni altra misura finalizzata ad evitare che le aziende agricole diventino morose con l’Inps e gli Istituti di credito per la impossibilità di far fronte ai pagamenti alle scadenze ormai prossime.
Molta attenzione è stata rivolta anche all’aspetto tecnico. Perché i produttori chiedono di trovare soluzioni per migliorare la elasticità della buccia dell’uva così da evitare il cosiddetto cracking. Quest’anno, infatti, gli acini dell’uva da tavola si sono spaccati perché la buccia non ha retto all’eccessivo turgore degli acini determinato dall’andamento climatico più umido del solito e del previsto. Per il futuro i docenti universitari hanno indicato le opportunità offerte dalle nuove varietà autoctone su cui in questi anni la ricerca ha lavorato con risultati soddisfacenti.
Dopo la relazione del direttore del Dipartimento Carmelo Frittitta, che ha riproposto il contesto normativo – regionale, nazionale e comunitario – entro cui la Regione può agire per venire incontro alle esigenze dei produttori danneggiati, le conclusione del presidente Nello Musumeci: «Il Governo regionale nei prossimi giorni adotterà la delibera con cui sarà chiesta al governo centrale la dichiarazione dello stato di calamità, secondo le delimitazioni territoriali già pervenute dagli ispettorati provinciali». Musumeci ha anche annunciato la istituzione di un tavolo di filiera sull’uva da mensa e di voler sottoscrivere con l’Università di Catania una convenzione finalizzata alla ricerca scientifica per individuare le cause del cracking finanziata con fondi regionali. Al ministro dell’Agricoltura sarà consegnato un dossier con le richieste dei produttori affinché si intervenga, fra l’altro, sull’Inps e sull’Abi, per consentire le deroghe essenziali alle aziende siciliane che rischiano di restare in ginocchio.