(di Angela Sciortino) Si è concluso oggi con un denso programma di visite presso alcune aziende siciliane all’avanguardia l’ottavo Simposio internazionale sull’uva da tavola. Presenti 200 operatori provenienti da 25 nazioni, fra le quali Australia, California, Argentina, Cina, Iran e Turchia, ma anche 28 Università Internazionali, 30 Istituti mondiali di ricerca, 22 società internazionali leader mondiali del settore. La Sicilia con una rilevante superficie investita in cui si produce il 25 per cento dell’uva da tavola italiana è fortemente interessata ai trend di mercato e alle innovazioni colturali e tecnologiche e «l’adattamento alle nuove tendenze è d’obbligo se si vuole rimanere competitivi», ha osservato Rosario Di Lorenzo, docente di viticoltura presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Agroalimentari e Forestali dell’Università di Palermo. E ha continuato: «Il confronto tra i produttori siciliani e gli esperti del resto del mondo può funzionare da stimolo per le aziende e i produttori affinchè adottino le necessarie innovazioni di prodotto e di processo capaci di adeguare l’offerta alle nuove richieste dei consumatori».
Organizzato dalle Università di Foggia, Palermo e Torino, il Simposio è il principale evento a livello internazionale dedicato al comparto dell’uva da tavola che si ripete a cadenza triennale in cui vengono presentati i risultati più recenti della ricerca e della sperimentazione ad un pubblico di docenti universitari, ricercatori, consulenti agrari e grandi operatori del settore provenienti da tutto il mondo.
Il programma di oggi prevedeva alcune visite tecniche in varie aziende siciliane produttrici di uva da tavola del territorio di Canicattì e Mazzarrone (gli areali produttivi più importanti della Sicilia) e in quelle che adottano tecniche innovative, compreso il fuori suolo in serra, l’insacchettamento dei grappoli, le coltivazioni biodinamiche, e le diverse tipologie di coperture plastiche.