Privacy Policy
Home / Cultura / Un’anima musicale sotto un mantello di ceramica: i mille rintocchi di Burgio CLICCA PER IL VIDEO

Un’anima musicale sotto un mantello di ceramica: i mille rintocchi di Burgio CLICCA PER IL VIDEO
di Roberta Mannino

ARTICOLO DI MARIANNA GRILLO

Se “anima” e “mantello” messi insieme non vi dicono nulla allora, non siete mai stati a Burgio. Il borgo in provincia di Agrigento, è noto come il comune delle campane e della ceramica ma non solo. Tra i suoi segreti, nasconde quella che da molti viene definita la “Cappella Sistina dei Monti Sicani”.

UN PO’ DI STORIA…

Burgio ha una storia antica e ricchissima. Sulla data di fondazione, non esistono fonti certe e attendibili così come, almeno per quanto riguarda il periodo più remoto della sua esistenza, non si hanno testimonianze sicure e prive di contraddizioni. Sicuramente esisteva nel XIV secolo d.C., quando gli abitanti della vicina Scirtea si unirono a quelli di Burgio.

Per saperne di più, ci siamo rivolti a  Maria Concetta Bellavia, dell’ Associazione Promozione Sociale “Prospera Civitas”.

Il Castello di Burgio nasce in epoca normanna. Sicuramente venne realizzato intorno al XII secolo in un primo momento, con una funzione difensiva e di controllo del territorio, come peraltro appare evidente dalla sua posizione arroccata sull’affioramento di roccia. Successivamente, i fianchi della collina furono occupati dalle abitazioni dei burgitani e, il castello subì varie fasi di costruzione e ristrutturazione. Quella più importante riguardò la sua rifunzionalizzazione come struttura residenziale.

Burgio vanta tantissimi beni monumentali e architettonici. Oltre al castello, è ricca di chiese come la Chiesa barocca di San Giuseppe, interamente affrescata e definita da molti la “Cappella Sistina dei Monti Sicani” o come la Chiesa Madre che custodisce opere di grandissimo pregio artistico (un’icona bizantina, un crocifisso ligneo del XII secolo) e la Chiesa di San Vito dove si può ammirare un’opera di Antonello Gagini che raffigura San Vito martire. E’ sede di due musei importanti e particolari: il Museo delle Mummie e il Museo della Ceramica che si trova in quello che uno volta era il Convento dei Padri Riformati.

Facendo parte dei monti Sicani, altri monumenti di interesse storico culturale, sono dislocati nel bosco. Tra questi, il Santuario di Santa Maria di Rifesi , meta di un pellegrinaggio molto partecipato che si svolge la seconda domenica di agosto e la seconda domenica di ottobre oppure, i Ruderi della Prioria Normanna di Santa Maria di Adriano.

Dal punto di vista paesaggistico proprio il bosco, vanta una biodiversità caratteristica e diversificata. Per gli addetti ai lavori, si tratta di una riserva tra le migliori per manutenzione e diversità di specie.

Per quanto riguarda gli eventi culturali, le manifestazioni religiose e laiche e le sagre, Burgio offre diverse opportunità ai visitatori. Tra gli appuntamenti più importanti e più sentiti dalla popolazione, c’è la Settimana Santa di Burgio. In particolare, nelle due giornate del Venerdì Santo e della Pasqua, ha luogo il Pellegrinaggio del Crocifisso di Rifesi. Tra le sagre più famose troviamo la Sagra dei Virgineddi (una minestra tipica del periodo estivo), o la Sagra della Grabuscia, una frittella di pane condita con lo zucchero .

Il territorio burgitano, come spiega Caterina Riggio, Imprenditrice agricola, si contraddistingue per la presenza di ampie distese di agrumeti e uliveti.

Burgio può contare su un’importante produzione di agrumi. Per quanto riguarda la varietà di arance, troviamo la navelina, la brasiliana e la vaniglia. Una volta raccolte, vengono selezionate per dimensione, messe nelle reti ed esportate. Le arance burgitane sono più dolci rispetto a quelle coltivate nel resto della Sicilia. Merito forse delle particolari condizioni climatiche di cui gode il territorio, che consentono una maturazione più veloce. Grazie alla compresenza di questi fattori, il prodotto ottenuto è meno aspro. Oltre alle arance, troviamo mandarini, mandaranci e limoni profumatissimi con cui fare ottimi limoncelli o mandarinetti.

Un’altra eccellenza, sono le olive in particolare tre tipi: nocellara, biancolilla e oliva da mensa. Le prime due varietà vengono unite nella macinazione cosicché l’olio risulti più profumato e particolare. Invece, le olive da mensa (sia bianche che nere), vengono messe sotto sale, pronte per essere gustate.

Non si può parlare di Burgio, senza conoscerne l’artigianato. Una ricchezza di questo borgo creata dalle mani di Ceramiste come Rita Manzullo o da quelle di Luigi Mulè Cascio, un Fonditore di campane.

Come testimoniano le collezioni e gli esemplari custoditi al MUCEB, Il Museo della Ceramica di Burgio http://www.muceb.it/le origini della maestria degli artigiani burgitani della ceramica, si perdono nel tempo. La presenza abbondante e la prossimità delle materie prime, unita a un’innata capacità artistica, hanno determinato il successo di un’arte che viene custodita, valorizzata, tramandata e realizzata ancora oggi.

Per realizzare un manufatto, si ripetono gli stessi passaggi, gli stessi riti di una volta ma, alcune ceramiste, pur mantenendo le tradizioni antiche, hanno deciso di dare un’impronta originale e unica nel suo genere. Accanto alle tecniche, ai passaggi, ai riti della ceramica antica, hanno aggiunto quel pizzico di creatività in più, dando maggiore lucentezza ai loro prodotti. A Burgio, in particolare, c’è una bella tradizione che unisce ceramica e Natale. In occasione della manifestazione “Presepi in Festa”, alcune botteghe riescono a realizzare anche 200-250 presepi spediti anche all’estero. Si tratta di manufatti molto apprezzati e desiderati da collezionisti che, ogni anno, comprano un presepe diverso.

Arriviamo adesso a quella che forse è la “chicca” di Burgio, uno dei vanti più particolari del paese, una peculiarità. Parliamo di una secolare produzione artigianale di campane presso l’antica fonderia Virgadamo, l’unica di tutto il Sud Italia.

Si tratta di un procedimento molto raro, lungo, di precisione e di pazienza. Si parte dalla progettazione della campana, tenendo conto dei rapporti tra note musicali, diametri e pesi. Il “do” ad esempio, avrà un diametro di circa 70 cm, peserà circa 200kg e avrà una frequenza di 261,6 Hertz. Più è piccola la campana, più acuto diventa il suono. Viceversa, più è grande, più è grave il suono che emetterà. Il passaggio successivo è quello di sviluppare il profilo della campana che, un tempo, veniva prima disegnato su carta con i famosi compassi giganti e che oggi viene fatto al computer attraverso software molto sofisticati.

Il profilo ottenuto viene sagomato su pezzetti di legno (le sagome, i modelli) che fungono da compassi, girano attorno alle varie forme e le modellano. La prima forma, viene chiamata “anima” ed è in mattoni. Mentre la sagoma gira, si accende il carbone dentro i mattoni che man mano si riscaldano e si inizia a posizionare l’argilla. Questo procedimento dura un’intera giornata. Una volta asciutta, sopra la prima forma si passa un distaccante naturale formato da cenere e acqua. La forma è calda, l’acqua asciuga velocemente e rimane uno strato di cenere. A questo punto, realizzato l’interno della campana, bisogna pensare a costruire l’esterno. Viene lavorata nuovamente l’argilla e una volta asciugata e raffredda, viene ricoperta da grasso di animale liquido. La sagoma che gira sempre attorno, andrà a levigare l’esterno della campana, formando una piccola pellicola di grasso.

Tolta la sagoma, è il momento di lavorare a mano sulla campana. Generalmente, il sacerdote che ha commissionato l’opera, indica cosa scrivere e quale immagine sacra utilizzare. Tutto questo viene preparato in cera e, il prodotto così composto viene chiamato “falsa campana”. Sopra la parte in cera, copia perfetta di quella che verrà fatta in bronzo, si inizia a costruire una terza forma. Verranno passati diversi  strati di argilla fino a formare un vero e proprio mantello. Si avranno così tre forme, una sopra l’altra, come tre bicchieri. All’interno delle tre forme, per 48ore si accende il carbone (lo si aggiunge anche di notte!). Queste si riscaldano con una temperatura di 450-500 gradi. L’umidità a livello molecolare va via, si essicca tutto e si stacca la terza forma, il mantello della campana. In questo modo l’impronta rimarrà scavata in negativo perché la cera si sarà sciolta. Il secondo pezzo (quello costruito con il profilo), verrà rotto e rimarranno il primo pezzo (l’anima) e il terzo pezzo (il mantello). Quest’ultimo si rimette sul primo e quindi, rimarrà un vuoto all’interno, un’ intercapedine che verrà riempita di bronzo fuso.

La fase della colata si fa con diversi forni (un forno a metano e un forno a legna). Un tempo, per la mancanza di mezzi di trasporto, la fornace si costruiva sul posto. Sotto ai campanili venivano costruiti forni a legna e, le campane più grosse si fondevano proprio lì, nascevano sotto la chiesa. Il momento della colata, richiede molta concentrazione: anche il più piccolo errore, può rovinare il lavoro di parecchi mesi. Si attende qualche giorno e poi, le campane vengono messe sotto terra attraverso un procedimento particolare, utile a fermare la fortissima spinta metallostatica. Una volta estratte, si tirano le forme con le campane dentro e si rompe tutto, ottenendo finalmente la campana che è pronta per essere cesellata, pulita, lucidata.

A questo punto si passa al collaudo del suono. La campana, infatti, non è altro che uno strumento musicale a percussione che emette una frequenza. Ancora una volta, con dei software abbastanza sofisticati, si misurano misuriamo le onde sinusoidali, si ottiene l’immagine spettrografica sulla campana e si verifica la struttura tonale. Si arriva alla fase dell’ accordatura in cui le campane vengono smussate internamente sino a raggiungere la frequenza perfetta, pronte per essere collocate sui campanili e suonare delle belle melodie.

Si tratta chiaramente di un procedimento lungo e difficile, di un’ attività che richiede impegno e soprattutto passione. In futuro, c’è l’intenzione di realizzare un Museo delle Campane. Se una volta, le campane dismesse venivano rotte o rifuse, nei prossimi anni potrebbero essere esposte in uno spazio che ne conservi e tramandi la storia per sempre.

NATALE A BURGIO…

“Da oltre dieci anni – dice Bellavia – vanta, per quanto riguarda il calendario natalizio, una manifestazione che si chiama Presepi in Festa. Vari gruppi di burgitani si trovano alle prese con la realizzazione dei presepi più svariati. Si tratta di una vera e propria gara che prevede l’assegnazione di un terzo, un secondo e un primo posto, premiando così gli autori dei presepi più belli.”

VISITA IL SITO https://castellidisicilia.it/

https://www.comune.burgio.ag.it/

 

© Riproduzione Riservata

Sviluppato, Gestito ed ottimizzato da Coffice s.r.l.