(di Angela Sciortino) Dopo il cordoglio per le vittime di un evento estremo sì, ma non imprevedibile, gli agricoltori, custodi e allo stesso tempo fruitori del territorio, fanno adesso i conti con i danni provocati dall’alluvione e dai nubifragi: compromessa buona parte della viabilità rurale con l’isolamento di numerose aziende agricole, impianti arborei sommersi da acqua e fango e irrimediabilmente distrutti, strutture seriamente danneggiate e mancate semine. E nel momento della riflessione si rimettono sul tavolo questioni importanti come quelle della bonifica e della gestione dei bacini imbriferi che sono in capo ai consorzi di bonifica. Rosa Giovanna Castagna, presidente regionale della Confederazione Italiana Agricoltori dichiara: «Per battere la burocrazia e le lentezze del sistema nella tutela del territorio è necessario ripensare il rapporto con l’agricoltura. Non è più accettabile che interventi necessari e urgenti si perdano nei cavilli della burocrazia e nei conflitti di competenza. In quest’ottica, bisogna rilanciare il sistema della bonifica restituendo agli agricoltori, da sempre “sentinelle del territorio’”, la gestione democratica di enti che siano efficienti, risanati e puliti da ogni incrostazione debitoria. La Sicilia potrebbe così avere strumenti snelli ed efficienti che oltre alla distribuzione dell’acqua ad un costo equo, possono operare per la salvaguardia del territorio e la sua manutenzione così come prevedono i nuovi indirizzi di economia agricola europei e di sviluppo sostenibile già imposte dalle attuali normative».
Sulla corretta gestione del territorio interviene anche Paola Armato, presidente dell’Ordine dei dottori agronomi e forestali della provincia Palermo: «La responsabilità di quanto accaduto negli ultimi giorni non è da imputare esclusivamente ai cambiamenti climatici: c’è una grave responsabilità che va imputata alla scorretta gestione del territorio. La gestione attenta e scrupolosa non può non tener conto della programmazione e dell’attuazione di pratiche tecniche che non possono prescindere dalle sistemazioni idraulico-forestali degli alvei, dalla tutela del patrimonio forestale e dal sostegno da assicurare al presidio del territorio costantemente fornito dalle attività agricole e zootecniche, tutte competenze che risiedono nei dottori agronomi e forestali».
Ancora più gravi le accuse dell’Ordine regionale dei geologi che per bocca del loro presidente, Giuseppe Collura, puntualizzano: «Le numerose e reiterate richieste inoltrate dall’Ordine regionale dei geologi al Governo e a tutti i livelli delle amministrazioni locali per una radicale azione di contrasto al dissesto idrogeologico, non hanno mai ottenuto nessun provvedimento concreto».
Collura, poi prosegue: «I cambiamenti climatici unitamente alle caratteristiche geomorfologiche impongono nuove e aggiornate strategie di pianificazione, soprattutto in territori geologicamente fragili e spesso segnati da abusivismo edilizio, ove l’incuria e l’assenza di manutenzione dei corsi d’acqua e l’errato dimensionamento dei sistemi di smaltimento delle acque amplificano gli effetti del dissesto. È urgente pensare ad un piano di interventi, su scala regionale, che individui le priorità e che contenga gli immediati interventi di manutenzione sui corsi d’acqua che ridiano efficienza alle reti di drenaggio ma soprattutto, a medio lungo termine, azioni ed interventi strutturali da attuare nel medio e lungo termine. Nelle area a rischio è necessario pensare alla decostruzione o delocalizzazione di tutte quelle strutture che sono state costruite in siti che interferiscono con gli elementi naturali mettendo in pericolo la vita delle persone che vi abitano e le attività produttive».
Intervenendo, infine, sulla questione dei danni, la presidente Castagna sottolinea come terremoti, dissesto idrogeologico, cambiamenti climatici e consumo di suolo sono fattori che penalizzano la crescita dell’agricoltura e per fronteggiare quest’ultimo disastro che si abbattuto anche se in tempi diversi sulla Sicilia sia orientale che occidentale, servono soluzioni che esulano dalle dinamiche di mercato e riguardano situazioni non prevedibili ma sempre più frequenti. Non esclude le polizze assicurative sottoscritte dagli agricoltori per ammortizzare eventuali danni subiti causati da calamità naturali, ma, sostiene, necessitano di ulteriori spinte incentivanti.