(di Luigi Noto) La Commissione europea se n’è lavata le mani. Interrogata dal deputato pentastellato Ignazio Corrao sulla vicenda della varietà di grano duro Senatore Cappelli, ha risposto invitandolo a contattare “l’autorità italiana garante della concorrenza, che sta esaminando la questione”. Ricorda Corrao: «Avevo interrogato la Commissione Europea per spingerla ad occuparsi del tema e a verificare l’effettiva esistenza di una forma di privatizzazione strisciante e il rispetto delle norme sulla libera concorrenza».
La risposta ha spinto dunque l’eurodeputato del M5S ad approfondire ulteriormente la questione e a chiedere ufficialmente all’Autorità Garante per la Concorrenza di fornire tutte le informazioni circa l’attività di verifica che sta realizzando. «L’Autorità – riferisce Corrao – ha aperto una pratica e ha comunicato che presto valuterà nel merito l’applicabilità delle norme sull’abuso di posizione dominante. Se fosse così come denunciato da molti imprenditori agricoli, il comportamento della Sis e anche del Crea sarebbe fortemente scorretto e dannoso».
«Nella fattispecie – aggiunge l’eurodeputato – non si tratta di un brevetto o di una varietà nuova su cui dei privati hanno investito le proprie risorse finanziarie e cercano di recuperare l’investimento sul mercato ma, piuttosto, potremmo essere di fronte alla svendita del patrimonio pubblico ad un solo soggetto libero di imporre le proprie condizioni».
Sono in molti a pensare che sia in atto un serio rischio di creare un monopolio sul grano Senatore Cappelli, un frumento duro di grande qualità, di proprietà dello Stato italiano, che rappresenta un patrimonio collettivo degli agricoltori del Sud Italia, oltre che una delle varietà più apprezzate e pagate dal mercato. A pensarla così anche l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle Ignazio Corrao che spiega: «La società Sis di Bologna – spiega Corrao – aveva ottenuto l’esclusività della riproduzione della semente e oggi ci arrivano molte segnalazioni su come questa posizione di forza si sia trasformata in un vero e proprio monopolio. Stando alle segnalazioni, chi vuole comprare il seme, non solo deve pagare la royalty, ma poi non è libero di vendere la produzione a chi vuole».
Ma come è potuto accadere? «È stato il Crea, l’ente pubblico che si occupa della ricerca in agricoltura, a concedere l’esclusività alla Sis per la moltiplicazione e la commercializzazione di questa varietà, e così facendo ha favorito di fatto la creazione di una filiera monopolistica. Tutto questo ha creato un danno per parecchi milioni di euro alla cerealicoltura di qualità del nostro paese e alle centinaia di agricoltori e imprese di trasformazione che prima dell’affidamento in esclusiva potevano realizzare quelle filiere produttive da tutti auspicate affossate da una gestione di Sis che avvantaggerebbe solo la propria filiera».