(di Angela Sciortino) Quanto prodotto siciliano c’è nel succo di arance rosse che compriamo al supermercato? Poco, pochissimo, anche niente. E il colore allora, vi chiederete, da cosa è dato? Semplice, si tratta del “rosso cocciniglia” denominato in codice E 120. E il succo? Di arance quasi sempre provenienti da oltreoceano, brasiliane nella maggior parte dei casi. E così tutti gli sforzi fatti dai produttori siciliani e dalle istituzioni per far apprezzare il colore rosso delle arance prodotte all’ombra dell’Etna, sono serviti, anche questa volta, a consentire affari milionari alle multinazionali dell’agroalimentare.
In attesa dell’obbligo di indicare in etichetta l’origine della arance – così come chiedono da tempo i produttori che aderiscono al Distretto Agrumi di Sicilia – l’assessore all’agricoltura Edy Bandiera è riuscito a far approvare, dapprima in Commissione nazionale Politiche Agricole e successivamente in Conferenza Stato Regioni, la proposta di modifica della direttiva comunitaria in materia di succhi di frutta e altri prodotti analoghi destinati all’alimentazione. Al fine di salvaguardare la competitività del comparto agrumicolo italiano e siciliano e tutelare gli interessi dei consumatori, il Governo regionale ha chiesto e ottenuto che il Governo nazionale intervenga affinchè si ottenga da parte dell’Unione Europea la modifica della denominazione dei succhi di frutta. «In particolare – spiega Bandiera – è stato chiesto che nella Direttiva 2001/112/Ce venga inserito la denominazione specifica “arancia rossa” per le bevande ottenute utilizzando esclusivamente succo da varietà pigmentate con un contenuto di antocianine superiore a 60 mg/l. In mancanza di tale riferimento il succo di arance rosse, così come accaduto fino ad oggi, può essere un prodotto di colore rosso ottenuto anche per colorazione successiva dell’arancia bionda a cui vengono aggiunti coloranti, tra cui il rosso cocciniglia». Tutto questo si traduce in un’informazione non corretta per i consumatori, oltre che in un danno economico enorme per il settore agrumicolo. «Con l’ inserimento di questa definizione – aggiunge l’assessore – dovrà essere invece necessariamente presente il succo di arance rosse nelle percentuali previste dalla legge, con vantaggi per tutta la filiera.
Ma ancora è presto per potere cantare vittoria. E ne è ben consapevole lo stesso Bandiera: «Siamo a metà di un percorso fondamentale per la nostra agrumicoltura. L’approvazione in Commissione Politiche Agricole e poi in Conferenza Stato-Regioni, rappresentano atti importanti che ci motivano ulteriormente. Non faremo pertanto mancare il nostro supporto e il costante stimolo per i prossimi passaggi, che vedono impegnati il Governo nazionale e l’Unione Europea. Il raggiungimento dell’obiettivo della modifica della Direttiva Ue, rappresenterebbe una svolta epocale per l’agrumicoltura siciliana, oggi assediata anche dall’invasione di succhi di provenienza extra Ue. Il sancire, a livello comunitario, che per succo di arancia rossa s’intende l’utilizzo esclusivamente da varietà pigmentate con antocianine superiori a 60 mg/l farà si che tutto il prodotto di origine siciliana sarebbe massicciamente richiesto e utilizzato anche dalle multinazionali che commercializzano grosse quantità di succo di arancia rosso, facendo lievitare moltissimo il prezzo alla produzione delle nostre pigmentate».
Speriamo, perché la battaglia è impegnativa. Il fronte è ampio: oltre ai possibili escamotage individuati dalle case produttrici di succo, ci sono da fronteggiare la potenza delle lobbies e le possibili interferenze della guerre commerciali a livello internazionale (a cominciare dagli Usa).