Il balzo dei prezzi della pasta può essere affrontato con una adeguata programmazione che consenta di aumentare la produzione di grano duro italiano in una situazione in cui l’Italia importa circa il 40% del grano di cui ha bisogno.
E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento all’ aumento del prezzo della pasta dovuto al dimezzamento dei raccolti in Canada che è il principale produttore mondiale e fornitore dell’Italia.
Per fermare le speculazioni e garantire la disponibilità del grano e degli altri prodotti agricoli – sottolinea la Coldiretti – occorre lavorare per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali. Ci sono le condizioni per incrementare la produzione di grano in Italia dove – precisa la Coldiretti – è peraltro vietato l’uso del diserbante chimico glifosato in preraccolta, a differenza di quanto avviene in Canada. L’Italia – continua la Coldiretti – è il secondo produttore mondiale con un quantitativo di 3,85 milioni di tonnellate ma è anche il principale importatore perché molte industrie anziché garantirsi gli approvvigionamenti con prodotto nazionale hanno preferito acquistare sul mercato internazionale approfittando delle basse quotazioni dell’ultimo decennio. Ora – precisa la Coldiretti – la situazione è cambiata anche sotto la spinta dell’obbligo di indicare in etichetta l’origine del grano voluto dalla Coldiretti che ha favorito il boom delle paste 100% Made in Italy.
“Ci sono quindi le condizioni per rispondere alle domanda di italianità dei consumatori ed investire sull’agricoltura nazionale che è in grado di offrire produzioni di qualità realizzando rapporti di filiera virtuosi con accordi che valorizzino i primati del Made in Italy” ha concluso il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.