(di Angela Sciortino) All’appuntamento fissato per il 15 febbraio sono tornati in molti. Al secondo tavolo tecnico del “Coordinamento regionale stop glifosato”, agricoltori, studiosi, professionisti, rappresentanti del mondo associazionistico, agricolo, medico, universitario, convocato nella Sala Rossa dell’Assemblea Regionale Siciliana, hanno dibattuto su tutte le proposte di modifica alla versione iniziale del disegno di legge esposto da Valentina Palmeri, portavoce all’Ars del Movimento 5 Stelle, nel primo incontro, quello dell’11 gennaio.
Durante il dibattito che si è svolto ieri nella Sala dell’Ars dedicata a Pio La Torre, si è parlato di divieti e limiti all‘uso di fitofarmaci in agricoltura e nell’ambiente, nonché di interventi di aiuto fiscale, tributario, finanziario, azioni informative, educative, di controllo, di trasparenza. Tutto finalizzato, comunque, al consumo più consapevole, e ad accompagnare l’agricoltura siciliana, e le relative filiere, verso una transizione agroecologica.
Perché ormai in molti sono sempre più convinti che il glyphosate è pericoloso per la salute. Fabrizio Trentacoste, senatore pentastellato della provincia di Enna, ha sottolineato: «Proprio oggi la stampa riporta gli esiti di un nuovo studio americano secondo cui il glyphosate è cancerogeno. E in particolare l’esposizione al pesticida fa aumentare del 41% il rischio di contrarre il linfoma di Hodgkin». E ha anticipato che presto a Roma si terrà un incontro per portare a livello politico nazionale l’esperienza maturata in Sicilia e dare impulso a un percorso legislativo che regolamenti l’uso del glifosate.
A Roma, il 21 marzo ci sarà un tavolo di approfondimento nazionale in cui è stato coinvolto anche il Ministero alla Sanità. Questa volta la partita riguarda altri ambiti e in particolare quello delle importazioni dei cereali. «Al ministero – ha spiegato Palmeri – con il senatore Fabrizio Trentacoste ho evidenziato che nei controlli delle cereali in ingresso nella Ue si entri solo nel merito qualitativo di alcuni parametri che classificano la qualità del prodotto senza alcun riferimento alla presenza o all’assenza di eventuali micotossine, pesticidi o diserbanti che potrebbero essere presenti, come residuo, nelle partite di prodotto importate. Sarebbe opportuno applicare, ad iniziare dalle partite in ingresso, soprattutto di notevole quantità, indagini analitiche multiresiduali atte a verificare la presenza di pesticidi, micotossine, diserbanti e fertilizzanti tossici o pericolosi per la salute umana».