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Stazione alpina, di guerra e di pace: le mille vite del Castellaccio di Monreale CLICCA PER IL VIDEO
di Roberta Mannino

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ARTICOLO DI MARIANNA GRILLO

Minaccioso e al tempo stesso rassicurante, il Castellaccio di Monreale è da sempre luogo di equilibrio tra contrasti. Complesso monumentale dalla storia unica e incredibile, ancora oggi continua a stupire i suoi visitatori: escursionisti, amanti della natura, turisti provenienti da ogni parte del mondo, si ritrovano faccia a faccia con i tanti volti di una fortezza ricca di opportunità.

UN PO’ DI STORIA…

Le notizie sull’origine del Castellaccio sono incerte. Alcuni storici ne fanno risalire la sua fondazione al re Guglielmo II, alla fine del 1100. Pare che fosse stato costruito per ospitare i monaci di Monreale in convalescenza ma, considerata la sua posizione a più di 700 metri di altitudine, è probabile che venisse utilizzato anche per altri scopi.  Infatti, il Castellaccio di Monreale o Castello di San Benedetto è l’unico esempio della Sicilia occidentale di monastero – fortezza militare. Oltre a essere luogo di riposo e meditazione per i monaci aveva anche una funzione militare di avvistamento ed era parte integrante di un vasto sistema di difesa-controllo del territorio. Distrutto e poi ricostruito intorno al 1300, il monumento risulta completamente abbandonato già a partire dalla fine del Cinquecento.

Oggi, grazie all’attività del Club Alpino Siciliano (proprietario del Castellaccio da fine Ottocento), questo luogo torna a vivere sotto una forma diversa come spiega Mario Crispi, il Presidente del CAS.

Il Castellaccio è situato su Monte Caputo a 764 m di altitudine. Si tratta di uno tra i monti più alti della Conca d’Oro e domina Monreale, Palermo e San Martino delle Scale. Il Castellaccio è un monumento storico, un castello del XII secolo e un punto di avvistamento, parte del sistema di difesa nel periodo normanno. Nel tempo, i monaci benedettini ne ampliano lo struttura  facendone un monastero con chiostro e chiesa. Cessando il ruolo di monastero (venne ultimata l’Abbazia di San Martino delle Scale), diventa un rudere. A fine del 1800 il Club Alpino Siciliano lo acquista dal Ministero della Pubblica Istruzione, con l’impegno di restaurarlo e di aprirlo al pubblico e così, nel 1905, diventa Stazione Escursionistica Castellaccio. E’ un luogo ideale per chi fa attività escursionistica, vi si accede solo a piedi da due sentieri abbastanza comodi (20 minuti di camminata) e offre un paesaggio incredibile. Da qui si infatti si vedono le isole Eolie, l’Etna, Capo D’Orlando. Nella chiesa si svolgono attività culturali diverse come spettacoli, convegni, letture, mostre, simposi e momenti di teatro. Tutte iniziative portate avanti dal CAS per sensibilizzare nell’ acquisire l’identità territoriale dei luoghi.

I prodotti tipici e l’artigianato locale rappresentano una parte di questa identità. Il Bakery Chef Gianmichele Messina, Bartolo Attinasi dell’associazione Hora Benedicta e l’imprenditore Gaetano Ferraro, fanno una panoramica di quello che si può trovare nei dintorni del Castellaccio.

Il prodotto tipico per eccellenza  è il pane di Monreale realizzato con una semola di grani duri siciliani, fatto come tradizione vuole con il “criscenti”, il lievito madre. E’ presente in tutte le tavole delle famiglie ma, viene anche offerto in chiave ristorativa come “pane cunzatu”, pane condito con prodotti del territorio: olio extra vergine di oliva estratto da una varietà di oliva autoctona, la sammartinese, sale pepe e caciocavallo di bovina cinisara. Tra i dolci tipici troviamo il classico biscotto di Monreale che nasce nel monastero di San Castrense dalle monache benedettine e presenta la classica forma a “esse rovesciata”. Si possono trovare in molti panifici e pasticcerie locali e ciascuno di loro custodisce la propria ricetta segreta. E’ importante sottolineare che conventi e abbazie sono stati spesso e volentieri la culla di gran parte della pasticceria siciliana. Pertanto, non c’è da stupirsi se, da queste parti, la tradizione dolciaria è molto antica ed è presente ancora oggi. Famosi, il biscotto di San Martino che si è soliti gustare nel periodo novembre bagnato nel moscato di Pantelleria (comunemente chiamato zibibbo) e i buccellati, paste frolle con frutta secca (fichi, mandorle, noci) e marmellate ricoperti da glassa e codette arlecchino.

Ma le abbazie e i conventi sono anche luoghi di sperimentazione e produzione di birra artigianale. L’associazione Hora Benedicta, nasce nel 2009 con lo scopo di aiutare territorio, promuovere e valorizzare l’Abbazia di San Martino delle Scale .In questo contesto si pensa rivivere la vecchia tradizione birraia, creando e sperimentando birre all’interno del monastero in cui si trova un laboratorio. Un modo per sostenere l’economia locale e creare curiosità tra i visitatori affascinati dalla storia dell’ abbazia e dalle sue bellezze architettoniche, del Castellaccio e, più in generale di tutto il territorio che è ricco di risorse ambientali e culturali: un vero e proprio scrigno di bellezza e di prodotti di qualità. In particolare le birre create nel laboratorio di San Martino delle Scale sono molto apprezzate nel settore. Nel 2011 la birra scura ha vinto anche un premio nazionale ma, le sperimentazioni e la creatività continuano, con nuove ricette e nuove birre tra cui una bionda.

Infine, l’artigianato che nel monrealese significa arte del mosaico e ceramica. La prima, ha radici antiche, intorno al 1100 mentre la seconda, più recente, ha cominciato a svilupparsi negli anni ’50. Oggi sono espressione del territorio che nell’arte del mosaico trasfigurata nella ceramica ritrova qualcosa di particolare. Smaltatura e decorazione sono motivo orgoglio. Le ceramiche, le teste moro, le pigne realizzate a mano con le dita che plasmano la materia, sono espressione di alta lavorazione. La ceramica monrealese è riuscita a distinguersi da quella di Caltagirone, Santo Stefano di Camastra, Sciacca o Siracusa e, per quanto riguarda il mosaico, l’Istituto d’Arte per il Mosaico, è da sempre fucina di talenti grazie all’attività tramandata alle nuove generazioni dai maestri locali.

NATALE AL CASTELLACCIO…

“A 780 metri l’inverno può essere rigido – dice Crispi – ma, speriamo di realizzare una tradizione dei nostri soci che si svolge il 26 dicembre, ovvero “a scalata ri panza” solitamente fatta a Monte Pellegrino ma, che vedremo di proporre al Castellaccio. E’ un’iniziativa molto divertente e il posto lo merita.”

Visita il sito https://castellidisicilia.it/

https://www.clubalpinosiciliano.it/?cat=35

 

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