(di Angela Sciortino) Raramente accade che a un bando del Psr corrisponda un numero di domande che non riescono ad esaurire la dotazione disponibile. Quando ciò accade, chi ha pensato la misura o ha redatto il bando qualche domanda deve porsela. In cosa si è sbagliato? Nell’ipotizzare un interesse per attività che in realtà non esiste o nel costruire un bando così selettivo e complicato da scoraggiare i potenziali destinatari? O ancora forse l’intervento era di così esigua entità che in tanti lo hanno creduto inefficace per dare il via a qualsiasi attività imprenditoriale, seppur piccola o piccolissima?
Le ragioni sono ancora da indagare, ma la circostanza si è verificata per il bando del Piano di Sviluppo Rurale relativo alla sottomisura 6.2, quella che prevede aiuti all’avviamento di attività imprenditoriali per le attività extra-agricole nelle zone rurali e che prevede un aiuto forfettario di 20 mila euro.
Il bando ha una dotazione di 2 milioni di euro sufficiente, quindi, a finanziare 1000 progetti ma sono state presentate solo 482 domande. Di queste, poi, ne sono state ammesse appena 162; ben 257 sono state considerate non ricevibili. «È l’ultimo pastrocchio della Regione Siciliana sul Psr che, anziché incoraggiare le micro imprese siciliane con la sottomisura 6.2, le scoraggia a parteciparvi e le scarta per motivazioni inesistenti», denuncia il deputato del Movimento 5 Stelle, Luigi Sunseri che, dopo avere constatato la veridicità di alcune segnalazioni, ha presentato una mozione parlamentare che impegna a rivedere le interpretazioni dell’assessorato regionale “assolutamente fuori logica che non giovano le costituende microimprese siciliane”.
Nelle graduatorie provvisorie sono stati indicati una serie di motivi di non ricevibilità che avevano come denominatore comune l’assenza di un contratto di comodato o di affitto già stipulato alla data di presentazione della domanda. «Una pretesa – continua nella sua nota Sunseri – che crea anacronismo amministrativo, in quanto costringerebbe ad assumere costi di stipula ed impegni a lungo termine che di certo non sono sostenibili per un soggetto che chiede aiuto per avviare l’attività. Tale concetto è totalmente in contrasto con la filosofia della sottomisura che intende favorire chi avvia attività in zona rurale, e non scoraggiare con cavilli burocratici». In più, il deputato firmatario e promotore della mozione, fa notare che non esiste alcuna indicazione specifica circa l’obbligo da parte dei partecipanti di aver già stipulato un contratto di affitto o di comodato al momento di presentazione della domanda.
«Com’è possibile – attacca Sunseri – che il Psr, fatto apposta per erogare aiuti forfettari a fondo perduto per l’avviamento di nuove imprese e promuovendo la partecipazione di giovani sotto i 40 anni, tagli le gambe sul nascere in questo modo?».
Nella mozione parlamentare Sunseri chiede l’impegno del Governo della Regione a ritenere ricevibili tutte le domande complete sotto ogni aspetto e carenti esclusivamente della stipula del contratto di affitto o comodato o dell’indicazione della sede operativa dell’operazione; a permettere l’integrazione della documentazione necessaria a rendere ammissibili al finanziamento le domande non ricevibili, e a istituire un tavolo tecnico o un gruppo di lavoro che si occupi della stesura del prossimo bando relativo alla sottomisura 6.2, a cui dovranno partecipare, oltre ai rappresentanti del dipartimento di competenza ed il responsabile della misura/sottomisura, anche tecnici agronomi e stakeholders del settore.