(di Angela Sciortino) È un vero e proprio Sos quello lanciato dal Distretto Agrumi di Sicilia alla Regione. Problemi vecchi e nuovi che è bene discutere al più presto con Presidente e Assessore all’Agricoltura e che fanno percepire come parecchio proccupante l’attuale campagna agrumicoltura che è appena agli inizi. Per questo Federica Argentati, presidente del Distretto (che sarebbe stata assessore all’agricoltura in caso di vittoria dei 5 Stelle) ha chiesto un incontro urgente al Presidente della Regione e all’Assessore regionale all’Agricoltura: «Chiediamo di esporre le problematiche della campagna agrumicola in corso e proporre le adeguate soluzioni».
Nell’accorata lettera firmata da Argentati, vengono snocciolate una dopo l’altra tutte le criticità del comparto siciliano. Si va dalla Tristeza e altre recenti fitopatie a causa delle quali molti imprenditori, senza risorse necessarie al ripristino degli agrumeti danneggiati, sono costretti ad abbandonare le proprie aziende con ulteriori rischi di espansione delle malattie. Ci sono poi i danni alla produzione determinati dalle elevate temperature e dalla prolungata siccità dalla scorsa estate; danni che sono stati accentuati dal cattivo funzionamento dei consorzi di bonifica che non hanno assicurato l’acqua quando e dove serviva.
La lettera di Argentati continua ricordando gli ostacoli incontrati dagli operatori nell’improcrastinabile necessità di valorizzare il prodotto trasformato: servono leggi che garantiscano tracciabilità ed etichettatura dei prodotti. Ricorda il presidente del Consorzio: «Abbiamo seri problemi, ma anche soluzioni, perfino nella semplice individuazione degli ettari e delle quantità e varietà di prodotto ottenuto in campagna, commercializzato e trasformato in Sicilia».
Immancabile il tema della forte concorrenza subìta da parte di altri competitors, soprattutto della fascia mediterranea, aggravata da costi di produzione elevati e pesanti oneri fiscali e sociali che, di fatto, rendono le imprese per nulla competitive in un mercato globale in cui la produzione è molto diffusa e rischia di essere trattata da commodity. Risposta a questo stato di cose, suggerisce Argentati, potrebbe essere la valorizzazione delle produzioni di qualità (Dop, Igp e biologiche) sia fresche sia trasformate attraverso una campagna istituzionale di comunicazione al consumo in grado di incrementare le vendite dei nostri prodotti ed abbassare la pressione esercitata sul territorio dai gruppi di distribuzione nazionali e mercati in genere inducendo il consumatore all’acquisto dei prodotti siciliani piuttosto che quelli stranieri.
E infine il Distretto Agrumi di Sicilia rilancia sui problemi legati alla fruizione del Psr con appesantimenti burocratici che vanno assolutamente semplificati e sulla necessità di ricontrattare alcuni protocolli tra lo Stato italiano ed altri Paesi per le merci destinate all’export, a cominciare dalla Cina, ponendo grande attenzione alla protezione dall’ingresso di produzioni straniere che potrebbero essere veicolo di fitopatie mai conosciute in Sicilia e in Italia.