Dopo un’estate piuttosto asciutta, la speranza di piogge autunnali significative è andata delusa per buona parte del mese, riservando piogge solo nell’ultima decade e registrano un parziale recupero solo su parte del settore occidentale.
Come già sappiamo, secondo quanto viene fuori dai dati, il 2024 intero è stato il più arido, caratterizzato da temperature più alte e scarsità di piogge senza precedenti, confermando fino a questo momento questa tendenza. Il 2023, invece, il quarto anno consecutivo con precipitazioni al di sotto della media storica. Abbiamo visto nei mesi scorsi che gli invasi sono sempre più secchi e le ultime piogge non sono riuscite a riempirle, solo a marzo, per esempio si conta meno del 90% di acqua. Secondo i dati raccolti da Anbi (Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue), l’osservatorio risorse idriche, si tratta di un valore così basso che non si registrava addirittura dal 2010.
Le alte temperature hanno prosciugato gli invasi rendendo la situazione idrica sempre più problematica. E se consideriamo già la scarsa disponibilità di acqua, la nostra terra ha poche speranze di vedere un barlume di luce nei prossimi anni. Una crisi che sta cominciando a diventare strutturale. Se prima sapevamo che pioveva una certa quantità di acqua di pioggia, 700 millimetri circa, adesso il dato è variato, sceso fino a 400 millimetri d’acqua. Di conseguenza, una minore quantità di pioggia corrisponde a una minore quantità di acqua disponibile negli invasi artificiali, una minore ricarica di risorsa idrica e così via.
Nel mese di settembre, nello specifico, l’Ancipa ha raggiunto i 17,50 mmc. Il lago Arancio 4,27; il Castello 4,71; il Cimia 1,05; il Comunelli 0,00; il Disueli 0,00; il Don Sturzo 35,12; il Fanaco 2,30; il Furore 0,56; il Gammauta 0,11; il Garcia 11,78; il Gorgo 0,29; il Lentini 85,97; il Nicoletti 4,79; l’Olivo 3,11; il Paceco 1,64; il Piana degli Albanesi 7,92; il Piano del Leone 3,11; il Poma 19,77; il Pozillo 5,18; il Prizzi 1,49; il Ragoleto 5,98; il Rosamaria 19,52; il Rubino 1,07; il San Giovanni 4,24; il Santa Rosalia 10,47; lo Scalzano 5,31; lo Sciaguana 4,39, il Trinità 3,55 e il Zafferana 0,01.
Risulta che il mese appena concluso abbia registrato volumi degli invasi ancora ridotti, soprattutto rispetto il mese di agosto.
Nel mese di agosto (clicca qui) gli eventi piovosi si sono concentrati in tre fasi. La prima fase ha interessato principalmente il Messinese tirrenico orientale, specialmente nel giorno 5, grazie ad una modesta circolazione depressionaria capace però di produrre nell’area rovesci significativi.
La seconda fase ha visto in modo prolungato dal giorno 13 al 19 il persistere di infiltrazioni fresche in quota in grado di produrre fenomeni ad evoluzione diurna che hanno avuto il loro culmine il giorno 16, quando il quadro si è evoluto verso condizioni più simili a quelle di una circolazione depressionaria e i fenomeni hanno coinvolto buona parte del territorio regionale.
Una terza fase instabile è stata infine registrata gli ultimi giorni del mese con la coda della perturbazione originatasi dell’evoluzione dell’uragano Erin, in grado di produrre accumuli significativi solo sul settore peloritano.