Non è più un mistero che la nostra Isola, uno dei più importanti centri di agricoltura e turismo, ha sofferto di precipitazioni eccezionalmente scarse e temperature molto elevate negli ultimi 12 mesi, culminando poi in condizioni di estrema siccità da maggio 2024 in poi.
Il 2023 in particolare, ma gli ultimi anni in generale, hanno messo in evidenza delle anomalie sicuramente non trascurabili. E’ stato un anno molto critico sul fronte della siccità, risultando il meno piovoso dal 1921. Dagli invasi a secco all’acqua razionata, la Sicilia rimane ancora a rischio siccità.
Abbiamo effettivamente visto come si sono riscontrate, soprattutto negli ultimi mesi, anomalie marcate soprattutto per ciò che riguarda l’aumento delle temperature, che con venti e precipitazioni creano un quadro che rende le coltivazioni soggette sempre di più ad un rischio climatico.
E’ importante osservare e quantificare queste anomalie per capire fino a che punto si tratti di fenomeni che possono essere affrontati con azioni di adattamento, come una migliore organizzazione dell’attività irrigua, per esempio, o se in realtà ci troviamo davanti a situazioni non episodiche, ma che cominciano ad essere permanenti per così diventare scenari futuri.
L’aumento delle temperature è già molto marcato, sia a livello globale che locale, e da 12 mesi consecutivi la Sicilia sperimenta temperature molto superiori alle medie, “una questione che sta facendo la differenza perché con l’aumento dell’evaporazione e dell’evapotraspirazione aumenta anche il fabbisogno delle colture, aumenta la vulnerabilità allo stress idrico e soprattutto la perdita di acqua dal suolo per evaporazione è molto più veloce. Di conseguenza la possibilità di accumulare le riserve idriche negli invasi è ostacolata dal fatto che la quantità di pioggia caduta che poi da luogo a dei flussi del reticolo idrografico si è progressivamente ridotto“.
Non è solo la mancanza di pioggia ma a questo di aggiungono le temperature notturne alte e l’evapotraspirazione. La stessa acqua che poteva essere sufficiente per mantenere una coltura in buone condizioni 10-20 anni fa, adesso non è più sufficiente perché sono aumentati i fabbisogni delle colture. Una situazione molto più preoccupante di quanto si possa immaginare.
Secondo uno studio realizzato dall’Imperial College di Londra, l’istituzione metereologica più prestigiosa al mondo, si è cercato di capire se effettivamente l’impatto dell’attuale siccità possa essere attribuito al cambiamento climatico. In Sicilia, la seconda metà del 2023 ha segnato un periodo di siccità senza precedenti, essendo il periodo più arido in oltre un secolo. Da settembre a dicembre, il deficit totale di precipitazioni ha raggiunto circa 220 millimetri. In particolare, l’ultimo mese dell’anno ha registrato sbalorditivi deficit di precipitazioni fino al 96% in alcune aree, con un impatto particolare sulle province di Enna, che hanno registrato un deficit medio del -81,5%, e di Catania, che ha visto una riduzione media del -80%. Sebbene il bilancio annuale regionale non rifletta una situazione così disastrosa (circa 160 millimetri in meno rispetto alla media), è essenziale sottolineare che ciò è dovuto principalmente agli eventi meteorologici estremi che hanno colpito l’isola durante la prima metà dell’anno.
“Si parla di coefficienti di deflusso. Se in un mese piove 100 millimetri e il coefficiente di reflusso è del 30% vuol dire che il 30% di quest’acqua finirà nei fiumi e poi in eventuali invasi. In questo momento questi coefficienti si sono ridotti proprio per effetto della maggiore evaporazione e per la capacità del sistema di immagazzinare le riserve idriche degli invasi. Una situazione che abbiamo visto molto bene negli ultimi anni“.
Lo studio ha mostrato proprio come l’acqua che evapora dalla superficie terrestre o traspira dalle piante (evapotraspirazione) influenza in maniera molto significativa il bilancio idrico durante le forti siccità, come quella che stiamo affrontando adesso. Rendendo la situazione ancora più drastica e aggravando i vari comparti.
Gli effetti sull’agricoltura
La siccità in corso aggrava la vulnerabilità dei sistemi agricoli, in particolare per i piccoli agricoltori e pastori, che affrontano gravi perdite di raccolti e bestiame. In Sicilia, gli agricoltori sono stati costretti a sradicare agrumeti, macellare animali e fare affidamento su costose cisterne private per sostenere il bestiame, mentre le olive stanno cadendo prematuramente in alcune regioni mesi prima del raccolto.
Nelle aree più colpite, i raccolti di cereali e foraggi sono scesi quasi a zero, creando un effetto domino di perdite economiche che minacciano la chiusura delle aziende agricole.
“In primavera abbiamo visto l’impatto catastrofico in primis nel settore zootecnico per la carenza di foraggio. Nel periodo autunnale e primaverile soprattutto c’è stata una carenza in molte aree e le scorte si sono praticamente ridotte, è stato necessario, infatti, organizzare il trasporto di grandi quantità di foraggio. La soluzione è stata ridurre i capi di bestiame con un progressivo aumento di animali macellati. Ridurre la consistenza delle loro mandrie per attenuare il problema“. Effetti sostanziali li abbiamo visti nella produzione cerealicola e dei legumi con un calo della produzione di frumento duro. Migliaia di ettari impoveriti con la mancanza della raccolta, soprattutto nella Sicilia centro-orientale.
In questo momento ci troviamo nella fase in cui cominciamo a verificare i danni più grandi su quelle colture che svolgono il loro ciclo principale nel periodo estivo, quindi agrumi, olivo e vite e si parla di una riduzione viticola che potrebbe aggirarsi intorno al 50%. Alla vigilia delle raccolte dell’olivo precoce, si stima una riduzione del 40%. “Ovunque si sono osservate delle riduzioni drastiche della produzione. Ancora non abbiamo dati consolidati ma si parla di un calo della metà“.
Annate come queste non hanno avuto ondate di caldo particolarmente intenso o estremo, non abbiamo avuto massime eccezionali però quello che si è verificato è una persistenza di elevate temperature soprattutto notturne, che hanno comportato dei livelli di evapotraspirazione che hanno accentuato e di conseguenza aggravato l’impatto della scarsità delle piogge.
Lo studio dell’Imperial Collage di Londra mette in evidenza che questa situazione si potrà aggravare in futuro dato il continuo aumento della concentrazione di gas. L’aumento previsto della domanda di irrigazione, aggravato dall’aumento delle temperature e dagli eventi climatici estremi, minaccia di superare la capacità dei sistemi idrici esistenti, evidenziando la necessità di fonti idriche alternative e di una gestione idrica più efficiente.
Sebbene siano stati proposti piani per aumentare l’irrigazione e quindi la redditività agricola, si è rischiato di mettere ulteriormente a dura prova le già scarse risorse idriche.
Per cercare di arginare tutto ciò sono fondamentali misure che in agricoltura possono permettere di ridurre la vulnerabilità per permettere l’adattamento alle nuove condizioni climatiche, e al tempo stesso è fondamentale progredire sulla cosiddetta mitigazione, ovvero la riduzione delle emissioni che alterano il clima e che provocano il riscaldamento globale.
Il capitale sociale e la conoscenza locale svolgono un ruolo importante nell’attenuazione degli impatti della siccità. È sempre più evidente la necessità di agire anche su questo aspetto per evitare in futuro di trovarci all’interno di una situazione non più gestibile. Una nuova realtà con cui dobbiamo fare i conti.
Investire in infrastrutture resilienti, strategie di conservazione dell’acqua e gestione sostenibile delle risorse è fondamentale per mitigare gli impatti della siccità.