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Scade il 5 settembre Horizon 2020, il progetto europeo dedicato alle aree rurali
di Angela Sciortino

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(di Lisa Sanfilippo) Beni culturali, materiali ed immateriali, come driver (guida) per la crescita sostenibile delle aree urbane e rurali: è questo il punto di partenza del progetto comunitario “Horizon 2020”, finalizzato a sostenere la ricerca e l’innovazione, in contesti, sia urbani che rurali, che devono fronteggiare problematiche di tipo economico, sociale ed ambientale.

Dopo la pubblicazione del bando sulla rigenerazione urbana, avvenuto lo scorso anno, per il 2017 è stato lanciato quello relativo alle aree rurali. Per questo secondo campo d’azione lo scopo è trovare, analizzare ed elaborare modelli che, partendo dal ripristino ambientale e paesaggistico, possano sviluppare percorsi innovativi per un modello sostenibile di crescita.

Il budget complessivo della misura è di 10 milioni di euro e i progetti devono essere trasnazionali. «Le proposte progettuali di valorizzazione del patrimonio culturale rurale, infatti, – ricorda nel suo sito web l’europarlametare Michela Giuffridadevono essere presentate da partenariati e consorzi composti da almeno tre entità legalmente costituite da tre diversi paesi Ue. Sono incluse amministrazioni pubbliche, imprese, università ed enti di ricerca, organismi senza scopo di lucro ed è particolarmente incoraggiata è la partecipazione dei soggetti che gestiscono interventi finanziati dal Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici».

Per quanto riguarda il bando, la cui scadenza è prevista per il 5 settembre prossimo, viene posto l’accento sui “modelli pilota” e sui “replicatori”, aspetti tra loro strettamente connessi. La commissione giudicatrice dei progetti, infatti, valuterà sulla base di questi due elementi, le potenzialità delle aree rurali e dunque la valenza del progetto. 

Nello specifico i primi, cioè i modelli pilota, sono paesaggi rurali che hanno dimostrato e perseguito con successo una rigenerazione guidata dal patrimonio. I “replicatori”, invece, sono paesaggi rurali, per i quali, sulla base dei “modelli pilota”, possono essere proposti da parti di soggetti operanti sul territorio “schemi di rigenerazione”. 

Diversi gli aspetti che i progetti devono contenere. Tra questi, mappatura, studio ed analisi di siti ed elementi costitutivi del patrimonio culturale rurale, con il coinvolgimento attivo delle autorità locali, cittadini, imprese, associazioni ed organismi della società civile; identificazione delle problematiche e criticità che possono impedire la replicazione dei “modelli pilota”; il sostegno ai “replicatori” con assistenza tecnica, legale e finanziaria; lo sviluppo di metodi e monitoraggio e la presenza di una piattaforma di condivisione di informazione.

Maggiori dettagli e presentazione delle proposte di progetto si trovano al Portale per i partecipanti

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