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Reti idriche in Sicilia, infrastrutture obsolete e invasi limitati? L’approvvigionamento sembra essere compromesso
di Annalisa Ciprì

La storia si ripete. Anche quest’anno la Sicilia si trova a fare i conti con una grave emergenza idrica che, ormai da tempo, colpisce duramente cittadini e agricoltori in tutta la regione. Le alte temperature hanno prosciugato gli invasi, rendendo la situazione sempre più critica. Una crisi che non è solo climatica, ma soprattutto strutturale.

Ma andiamo nello specifico. Un tempo, la pioggia annuale si aggirava intorno ai 700 millimetri, oggi il dato è sceso drasticamente a circa 400 millimetri. Una riduzione drastica che si traduce in una minore disponibilità di acqua negli invasi artificiali, con conseguente riduzione della risorsa idrica disponibile e un impatto a catena sull’intero sistema.

Secondo una recente analisi della Corte dei Conti, la Sicilia vanta un potenziale di invasi pari a circa 1,1 miliardi di metri cubi, ma a causa di manutenzioni carenti, impianti incompleti e collaudi mancanti, l’effettiva disponibilità scende a circa 757,2 milioni di m³, ovvero il 67,1?% della capacità teorica.

La Corte dei Conti, quindi, ha puntato il dito sul caos della gestione. Molte dighe sono soggette a limitazioni operative: su 38 invasi attivi, solo 18 operano a pieno regime, mentre 20 sono ridotti per motivi di sicurezza o assenza di collaudo.

“I profili di criticità fondamentali, qualificanti e rilevanti negli esiti istruttori – si legge nel documento -, sono individuati nei punti che seguono: Sussistono agli atti istruttori palesi e macroscopiche carenze documentali nella individuazione delle connessioni finanziarie e funzionali tra le diverse gestioni emergenziali che hanno interessato gli interventi per la realizzazione, il completamento e la manutenzione delle dighe, delle reti di grande adduzione delle risorse idriche, e delle reti comunali con decorrenza dall’anno 2001?.

Inoltre, si chiedono tutta una serie di chiarimenti, come ad esempio quelli “in merito alla esatta individuazione delle misure d’intervento strutturale (ordinarie e straordinarie) programmate e/o in corso di attuazione sulle gravi carenze gestionali emerse in istruttoria, con riferimento alle grandi dighe ed alla manutenzione ordinaria e straordinaria dei relativi bacini idrografici; si chiedono chiarimenti sullo stato della esecuzione delle misure di mitigazione richieste dall’Autorità di Bacino in data 24/2/2023 in riferimento al rapporto sulla siccità del 2022; si chiede di indicare, per ciascun Ambito Idrico Ottimale, la rilevazione delle risorse idriche in atto utilizzate e della loro provenienza, dei sistemi di derivazione e delle reti di approvvigionamento, con inclusione di tutte le informazioni relative allo stato di manutenzione delle reti idriche comunali; si chiede di trasmettere una ricognizione puntuale e dettagliata delle concessioni in atto valide ed efficaci per la gestione delle grandi dighe, con riferimento ai profili degli obblighi, dei vincoli e degli oneri di manutenzione ordinaria e straordinaria di ciascuna infrastruttura e del versamento dei connessi canoni di concessione (con inclusione delle informazioni relative all’aggiornamento periodico dei medesimi); si chiedono chiarimenti sullo stato delle valutazioni amministrative e gestionali correlate alla rilevazione istruttoria della concentrazione in unica autorità regionale (DRAR), delle competenze e delle funzioni riconducibili ai diversi ruoli di concedente e di concessionario della gestione dell’infrastruttura idrica”.

La Regione però si sta muovendo. Una serie di sopralluoghi ai bacini idrici sono stati e saranno fatti dall’assessorato all’Energia e servizi di pubblica. Tra le più imponenti strutturalmente in Sicilia, ha affermato l’assessore Francesco Colianni, la Rosamarina che fornisce acqua a diversi comuni del palermitano. “Su questa diga, come su altre in Sicilia, sto monitorando personalmente gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, su cui rendiconteremo entro il 31/12/2025“.

Le cause dell’emergenza però sono molteplici. Oltre alla scarsità di piogge e all’aumento delle temperature, pesa appunto l’inefficienza della rete idrica, secondo dati Istat, oltre il 51% dell’acqua viene dispersa prima di arrivare agli utenti finali.

Questo significa che più della metà dell’acqua immessa nelle reti non raggiunge né le abitazioni, né le aziende agricole, né le industrie.
In molte Province, le condutture sono vecchie di decenni e le riparazioni vengono spesso rimandate per mancanza di fondi o di coordinamento tra enti locali e regionali. Il risultato è una rete colabrodo, simbolo di un’infrastruttura fragile.

La situazione ha già un impatto diretto sulla vita quotidiana. In decine di comuni l’acqua viene razionata: in alcune zone dell’entroterra, l’approvvigionamento idrico arriva solo una volta ogni tre giorni. Le autobotti non bastano più, e i disagi si fanno sentire anche nei centri urbani.

Anche i principali invasi siciliani registrano livelli critici. 

Nel mese di agosto, nello specifico, l’Ancipa ha raggiunto i 22,42 mmc. Il lago Arancio 5,83; il Castello 6,10; il Cimia 1,13; il Comunelli 0,00; il Disueli 0,00; il Don Sturzo 38,38; il Fanaco 3,30; il Furore 0,59; il Gammauta 0,10; il Garcia 15,67; il Gorgo 0,33; il Lentini 90,30; il Nicoletti 4,92; l’Olivo 3,54; il Paceco 1,98; il Piana degli Albanesi 9,16; il Piano del Leone 3,17; il Poma 22,65; il Pozillo 16,88; il Prizzi 3,43; il Ragoleto 7,23; il Rosamaria 21,03; il Rubino 1,91; il San Giovanni 5,68; il Santa Rosalia 11,55; lo Scalzano 5,78; lo Sciaguana 4,57, il Trinità 3,77 e il Zafferana 0,02.

Con uno scarto totale del -47,93. Un numero molto alto.

L’agricoltura, cuore pulsante dell’economia dell’Isola, è allo stremo. Oliveti, agrumeti e campi di grano bruciano sotto un sole implacabile, mentre molti allevatori, a corto di foraggio e di acqua, sono costretti a vendere il bestiame.

In questo contesto, è fondamentale un supporto rapido e concreto. Inoltre, l’agricoltura è spesso costretta a cedere acqua per usi potabili, aggravando ulteriormente la crisi. È quindi necessario dotarsi di strumenti rapidi ed efficaci, come la dichiarazione di emergenza idrica, per poter intervenire con maggiore flessibilità.

L’acqua che manca lascia i rubinetti a secco, inaridisce i campi e mette in ginocchio un’intera economia. Come ogni estate, la Sicilia affronta un’emergenza che si ripete, ma che oggi assume i contorni di una crisi permanente.

L’estate del 2025 sarà ricordata come una delle più calde e difficili nella storia recente dell’Isola? Temperature oltre i 45°C, piogge quasi assenti e incendi sempre più frequenti hanno aggravato una crisi idrica già profondamente radicata.

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