“Il Governo Musumeci è fermamente contrario alla proposta di revisione dei criteri di ripartizione dei fondi per lo Sviluppo rurale
avanzata dalle Regioni del Centro e del Nord del Paese”. Lo afferma Toni Scilla, assessore regionale dell’Agricoltura, dello Sviluppo
rurale e della Pesca mediterranea. Scilla ha espresso la posizione del Governo regionale intervenendo in videoconferenza alla seduta della
Commissione Politiche agricole della Conferenza delle Regioni.
avanzata dalle Regioni del Centro e del Nord del Paese”. Lo afferma Toni Scilla, assessore regionale dell’Agricoltura, dello Sviluppo
rurale e della Pesca mediterranea. Scilla ha espresso la posizione del Governo regionale intervenendo in videoconferenza alla seduta della
Commissione Politiche agricole della Conferenza delle Regioni.
Presente anche il dirigente generale del dipartimento regionale dell’Agricoltura e Autorità di gestione Psr Sicilia, Dario Cartabellotta. La posizione è condivisa anche da altre cinque regioni (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Umbria) in un documento
congiunto firmato da tutti i rispettivi assessori dell’Agricoltura.
congiunto firmato da tutti i rispettivi assessori dell’Agricoltura.
“Quella proposta – afferma Scilla – snaturerebbe la vera essenza del Piano di Sviluppo rurale che nasce per ridurre il gap tra il Mezzogiorno e il resto d’Italia e nel tempo ha permesso alla Sicilia di utilizzare i finanziamenti europei per creare occasioni di crescita economica”.“L’idea di modificare il criterio della ripartizione storica della spesa e il consequenziale taglio delle risorse spettanti a sei regioni del Sud
– puntualizza l’assessore – sono antitetiche con il piano di rilancio dell’intero Paese, soprattutto in considerazione del fatto che le Regioni che resterebbero penalizzate rappresentano il 60% delle aree italiane interessate dal Psr. Di concerto con Puglia, Campania, Calabria, Basilicata e Umbria – conclude Scilla – siamo disponibili a considerare nuove metriche di ripartizione, ma solo a partire dal
2023, nient’altro può invece essere preso in considerazione per il biennio 2021-2022”.
– puntualizza l’assessore – sono antitetiche con il piano di rilancio dell’intero Paese, soprattutto in considerazione del fatto che le Regioni che resterebbero penalizzate rappresentano il 60% delle aree italiane interessate dal Psr. Di concerto con Puglia, Campania, Calabria, Basilicata e Umbria – conclude Scilla – siamo disponibili a considerare nuove metriche di ripartizione, ma solo a partire dal
2023, nient’altro può invece essere preso in considerazione per il biennio 2021-2022”.
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