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Probabile pioggia di ricorsi sulla misura 4.1. Gli esclusi promettono battaglia
di Angela Sciortino

(di Angela Sciortino) Il Psr Sicilia 2014-2020 finirà per riempiere più le tasche degli avvocati che quelle degli agricoltori. Dopo la vicenda del bando biologico del 2013 che ha scatenato i ricorsi degli esclusi e che si è conclusa grazie alla composizione bonaria del contenzioso riconoscendo un indennizzo ai ricorrenti, presto potrebbe scoppiare la grana della misura 4.1.
L’allarme si legge in una lettera inviata all’assessore all’Agricoltura dall’europarlamentare Ignazio Corrao che, segnalando una serie di stranezze e anomalie nell’attribuzione dei punteggi ai progetti delle aziende cha hanno partecipato al bando, sostiene che gli esclusi dai finanziamenti (secondo loro a torto) stanno formando comitati e si stanno organizzando per un ricorso collettivo.
E così il bando della misura 4.1 tanto atteso dagli imprenditori agricoli perché, com’è noto, finanzia fino al 70% investimenti che sin dall’inizio ha suscitato un vespaio di polemiche, adesso rischia di non chiudersi, trascinandosi in un lungo contenzioso.
Sotto accusa la gestione amministrativa della Regione che, a sentire gli esclusi, avrebbe commesso un bel po’ di errori nell’attribuzione dei punteggi. «Da più parti – riferisce all’assessore l’eurodeputato pentastellato – ci sono arrivate segnalazioni di anomalie relative alla graduatoria del bando 4.1 del Psr 2014-2020».
Su oltre 2500 domande, solo 616 sono state ammesse. Di queste solo le prime cento verranno finanziate. Con i loro progetti – in media da 1,6 milioni di euro – esauriranno la dotazione finanziaria del bando che è di cento milioni di euro. «Delle cento aziende che saranno finanziate – osserva Corrao nella lettera inviata all’assessore Bandiera – ben 89 hanno una redditività media annua lorda di 200 mila euro, quindi sono aziende di piccole dimensioni che dovranno sopportare investimenti di notevole importanza finanziaria e che fanno gli assi pigliatutto, drenando gran parte della dotazione».
La cosa era però risaputa. E anche l’assessore è sempre stato pienamente consapevole dei limiti del bando che ha ereditato dalla gestione Cracolici. «Abbiamo intuito da subito – afferma Edy Bandiera – che le aspettative nutrite da una grande schiera di imprenditori sarebbero state disattese a causa della natura stessa del bando. Importi di progetto fino a 5 milioni di euro e contributo a fondo perduto che può arrivare al 70% rendevano prevedibile che il numero di aziende beneficiarie sarebbe stato estremamente esiguo. Ma il senso di responsabilità nei confronti delle 2700 aziende che avevano partecipato al bando, sostenendo costi per la presentazione delle domande di aiuto ci ha spinto ad andare avanti, per non disattendere legittime aspettative».
Ma cosa spingerà i delusi o coloro che si sentono ingiustamente scavalcati in graduatoria a tentare la carta del ricorso? «Secondo le segnalazioni a noi pervenute – scrive ancora Corrao a Bandiera – ci sarebbero alcune stranezze, come il fatto che l’80% delle imprese che hanno richiesto il punteggio relativo ad associazioni di produttori, non sono associazioni o consorzi ma società di vario genere (s.s., s.r.l., ecc…). Oppure, a molte aziende è stato concesso il punteggio relativo alla produzione di uve da vino Igp o Doc, ma come è noto e come previsto dai rispettivi disciplinari di produzione, tale denominazione è riservata ai vini e non alle uve, per cui il punteggio relativamente a Igp Terre siciliane e/o Doc Sicilia è da attribuire alle sole imprese che vinificano. O ancora, la Regione ha imposto la cantierabilità anche agli esclusi nella graduatoria provvisoria, determinando una situazione di incertezza per cui più di mille aziende non hanno provveduto a realizzare ulteriori spese per ottenere la cantierabilità e sono state poi soggette ad esclusione definitiva. Tale anomalia potrebbe addirittura portare all’annullamento del bando. Ci sono anche casi di imprese inserite nella graduatoria utile che hanno speso soldi per la cantierabilità ma sono state escluse nella graduatoria definitiva per mancato raggiungimento del punteggio minimo, nonostante questo fosse stato attribuito in graduatoria provvisoria. Ci sono anche arrivate segnalazioni di casi in cui ad alcune società costituite nel 2017 è stato riconosciuto il punteggio relativo alle produzioni bio e/o Doc che prevedeva la dimostrazione della commercializzazione durante l’anno 2016».
L’attesissima graduatoria finale della 4.1, secondo l’europarlamentare pentastellato, potrebbe dunque presentare alcune anomalie provocate dalla distorta attribuzione dei punteggi. Non pare turbato l’assessore all’agricoltura, Edy Bandiera: «Sono già stati eseguiti controlli su un campione che ha interessato tutte le provincie, così come previsto dalla normativa, nel periodo compreso tra la pubblicazione della graduatoria provvisoria e la definitiva. Dai controlli non sono emerse criticità tali da inficiare la regolarità delle procedure di selezione». Ma che il bando, secondo molti progettisti e potenziali beneficiari, in parecchi passaggi desse spazio a contraddizioni e incertezze, era già noto: «In effetti – ammette Bandiera – i criteri di selezione che erano stati approvati, in alcuni punti hanno lasciato spazio a dubbi interpretativi, tanto è vero che sono stati presentati innumerevoli quesiti da parte di tecnici e imprenditori che hanno portato alla pubblicazione sul sito istituzionale di ben 190 Faq».

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