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Peste suina, Legacoop Sicilia chiede immediato interventi delle istituzioni regionali
di Roberta Mannino

biodiversità dei Nebrodi suini neri primo piano

La peste suina fa paura anche agli allevatori siciliani. La diffusione della malattia in Italia può compromettere le attività di migliaia di aziende di produzione, macellazione e distribuzione di carne suina, con la perdita di migliaia di posti di lavoro e nocumento alla salute dei cittadini e rappresenta un pericolo sempre più concreto.

 

Le infestazioni già presenti in alcune regioni del Nord Italia fanno presagire una diffusione molto veloce, alla quale va posto subito un rimedio sanitario, logistico e finanziario.

 

Legacoop Sicilia, insieme alla Cooperativa Opan di Rocca di Caprileone, già nel luglio scorso, aveva avanzato una proposta che prevedeva la stipula di un protocollo di cattura per i suidi selvatici presenti nel parco dei Nebrodi. Proposta che potrebbe essere estesa a tutta l’isola. Sono, infatti, i suidi selvatici la causa principale della diffusione, proprio perché incontrollati e quindi non sottoposti ad alcuna cura e tutela sanitaria. La situazione attuale rappresenta un rischio reale di trasmissione, diffusione e persistenza di alcune patologie classiche come tubercolosi e morbo di Aujesky ed emergenti com’è, appunto, la peste suina africana che tiene con il fiato sospeso tutto il comparto suinicolo europeo.

 

«Per questi motivi come Legacoop Agroalimentare Sicilia sosteniamo che bisogna intervenire immediatamente attuando una serie di misure idonee a contenere il rischio di diffusione della pericolosa malattia», osserva Filippo Parrino, presidente di Legacoop Sicilia.

 

La proposta di Legacoop Agroalimentare Sicilia si sintetizza nei seguenti tre punti:

Raccolta con le gabbie di tutti i suidi selvatici o inselvatichiti e la successiva verifica sanitaria con abbattimento e smaltimento delle carcasse infette;

Sovvenzioni dirette e immediate per sostenere le spese di attuazione del piano di biosicurezza negli allevamenti;

Blocco dell’attività venatoria, perché motivo di diffusione e contagio.

«La situazione è molto critica per le aziende e per la salute pubblica – conclude Parrino – per questo motivo facciamo appello alle Istituzioni Regionali, ovvero Assessorato Sanità, Assessorato Agricoltura e Istituto Zooprofilattico, affinché si intervenga subito».

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