(di Redazione) Anche la città metropolitana di Catania, dopo i liberi Consorzi di Ragusa e Siracusa ha adottato la delibera di perimetrazione del Parco nazionale degli Iblei. Si tratta dell’ultimo atto propedeutico alla nascita dell’ente, ora tocca all’assessorato all’Ambiente inviare il fascicolo a Roma, che sarebbe pronta per dare l’ok definitivo. Lo riferisce Stefania Campo, deputato regionale del Movimento 5 Stelle che da un anno sta facendo un fitto pressing per arrivare all’obiettivo e che dichiara: «Sarà una grande conquista dopo undici anni di attesa».
«Era il 2007 – spiega la deputata – quando l’istituzione del Parco nazionale degli Iblei è stata proposta con un Decreto Legge poi convertito in legge, da allora è partito un iter lunghissimo che sembrava non avere mai fine. Ora, finalmente, vediamo il traguardo. Spetta all’assessorato regionale all’Ambiente adesso formalizzare gli ultimi passaggi burocratici e inviare la carte a Roma. Il ministro Costa, che abbiamo incontrato di recente, è pronto a dare l’ok».
«Siamo soddisfatti – dichiara il deputato siracusano Giorgio Pasqua – perché questo parco rappresenta un’incredibile opportunità di sviluppo con gli annessi vincoli, che devono essere visti e vissuti come motivo di crescita. Mi riferisco ad esempio all’agroalimentare, alla promozione dell’artigianato locale attraverso un brand unico che renda subito identificabili le nostre eccellenze nel mondo».
«Nell’epoca della globalizzazione selvaggia – spiega ancora la deputata Stefania Campo – la realizzazione di una simile realtà vorrebbe dire istituire un marchio di qualità assoluta che certificherebbe i nostri prodotti e li metterebbe al riparo dalla concorrenza sleale di quelli che invece entrano continuamente da non si sa dove, e che troppo spesso arrivano sulle nostre tavole senza alcun controllo circa la loro qualità e salubrità».
Il Parco Nazionale degli Iblei – ne sono convinti i due deputati Ars – potrebbe diventare finalmente quell’indicazione di origine di qualità tanto invocata per i pascoli, il latte, i prodotti agricoli di questo pezzo di territorio. «Potrebbe anche valorizzare – aggiungono – ulteriormente i patrimoni artistici locali, che solo in piccola parte sono riconosciuti come siti Unesco, ma che tutto il mondo ci invidia».