Il 13 marzo 2013, quando Jorge Mario Bergoglio venne eletto Papa con il nome di Francesco, pochi potevano immaginare che da lì a poco sarebbe diventato il pontefice più mediatico e digitale di sempre. L’arcivescovo argentino non solo ha rivoluzionato lo stile di comunicazione della Chiesa Cattolica, ma ne ha abbracciato completamente l’ecosistema digitale, intuendo prima di altri le potenzialità delle nuove tecnologie per raggiungere credenti e non.
Se Giovanni Paolo II aveva intuito la potenza della TV, Francesco è stato il primo pontefice a comprendere pienamente il ruolo strategico di internet e dei social network nella costruzione di un nuovo dialogo globale.
Il Papa social: da Twitter all’exploit su Instagram
Tutto è iniziato ufficialmente il 17 marzo 2013, con il primo tweet dal suo account ufficiale @Pontifex, inaugurato precedentemente da Papa Benedetto XVI. L’account, gestito in nove lingue, oggi supera i 18 milioni di follower, dimostrandosi uno dei più influenti e seguiti a livello mondiale. Celebre, e ancora oggi ricordato sorridendo, il divertente errore di menzione del Papa su Twitter, quando invece di taggare l’account ufficiale del Pontefice, l’utente social del Vaticano aveva citato accidentalmente i New Orleans Saints, una nota squadra di football americano, causando ilarità generale e viralità immediata sul web.
Ma è su Instagram che Bergoglio segna un vero record: il suo account ufficiale @franciscus, aperto nel 2016, è stato il profilo che ha raggiunto più rapidamente il milione di follower nella storia della piattaforma, totalizzando 1,4 milioni di seguaci nelle prime 12 ore. Numeri mai visti prima per un leader religioso, che ancora oggi rappresentano un benchmark nella comunicazione digitale.
Non solo social tradizionali, ma anche nuove piattaforme come TikTok sono entrate nel panorama della comunicazione pontificia: nel gennaio 2025 Francesco è comparso per la prima volta sull’account ufficiale della Mondadori per promuovere la sua autobiografia “Spera”. Una scelta che testimonia la sua volontà di essere presente laddove i giovani spendono più tempo online.
Dal Vaticano al web: il digitale al servizio della fede
Papa Francesco non si è limitato ad aprire account social. Ha voluto sviluppare strumenti digitali concreti per la fede, lanciando e promuovendo app innovative come “Click to Pray”, un’applicazione scaricata da quasi 900 mila utenti in più di 200 Paesi, pensata per accompagnare le persone nella preghiera quotidiana.
Il suo approccio innovativo non è solo strategico, ma autentico: durante la pandemia da COVID-19, il 27 marzo 2020, Francesco ha regalato al mondo un’immagine potentissima, quella della preghiera solitaria in Piazza San Pietro, vuota e silenziosa. Quell’evento, trasmesso in diretta streaming e TV mondiale, è diventato immediatamente un simbolo indelebile di speranza e un momento di unità globale, sottolineando quanto il digitale possa unire anche in periodi drammatici.
Il Papa in TV: la semplicità che rompe gli schemi
L’approccio rivoluzionario del Papa si è manifestato anche nella televisione tradizionale. Storica la sua partecipazione a “Che Tempo Che Fa”, da Fabio Fazio, nel febbraio 2022 e ancora nel gennaio 2024, dove ha affrontato senza filtri tematiche sociali, ambientali e politiche, ottenendo ascolti record e avvicinandosi in modo semplice e diretto al grande pubblico.
Nel maggio 2023 è diventato il primo pontefice a varcare gli studi della Rai, ospite di “A Sua Immagine”, generando ancora una volta ascolti importanti e confermando che la comunicazione per Francesco non è un mezzo, ma parte integrante della sua missione pastorale.
Perfino il Festival di Sanremo ha ospitato il suo messaggio registrato nel 2025, rivolto direttamente ai giovani, esortandoli a credere nei valori della pace e della fraternità.
Cinema e streaming: raccontare Francesco al grande pubblico
Papa Francesco non è stato soltanto protagonista diretto di eventi mediatici, ma ha ispirato registi e produttori cinematografici. Pellicole come “Chiamatemi Francesco” di Daniele Luchetti, il documentario “Papa Francesco – Un uomo di parola” di Wim Wenders, e “I due papi” di Fernando Meirelles, hanno portato la figura di Francesco sugli schermi di tutto il mondo, raccontandone il carisma, l’umanità e le sfide affrontate, prima e dopo l’elezione al soglio pontificio.
Questi lavori hanno riscosso un grande successo internazionale, dimostrando come la figura del Papa argentino non sia solo una guida spirituale, ma anche un’icona culturale e mediatica riconosciuta universalmente.
Un linguaggio universale che supera barriere e confini
La forza comunicativa di Francesco si è manifestata anche attraverso messaggi forti e a volte controversi, capaci di superare barriere linguistiche, culturali e geografiche: la sua celebre frase «Chi sono io per giudicare?» riferita alla comunità LGBTQ+; le sue forti prese di posizione contro la guerra e in difesa degli ultimi e dei migranti, così come la dura condanna contro ogni forma di sfruttamento e violenza.
Anche quando il Papa è inciampato in qualche dichiarazione controversa, come nel caso del “pugno a chi offende la mamma” la sua autenticità ha prevalso, consolidando la percezione di un leader spirituale vero, umano, vicino alla gente.
La legacy digitale di Bergoglio: un’eredità destinata a durare
Francesco lascia non solo una Chiesa più aperta e dialogante, ma anche un modello comunicativo totalmente rivoluzionato. Ha dimostrato con i fatti che comunicare oggi significa abitare il digitale, gestirlo con consapevolezza e utilizzarlo come potente strumento di evangelizzazione e dialogo interculturale. Papa Francesco è stato definito progressista, controverso, innovatore. Ma forse la definizione più corretta è semplicemente questa: un Papa straordinariamente contemporaneo, capace di leggere il presente e anticipare le tendenze comunicative del futuro. Ha avvicinato la Chiesa ai social, ha trasformato la sua figura in un potente brand di valori universali, ha saputo essere credibile e incisivo anche attraverso uno schermo.
Questa, forse, è l’eredità più forte che Francesco lascia al mondo digitale: aver mostrato come la tecnologia e la comunicazione, se usate con sincerità, possano essere veicolo potentissimo di messaggi universali di pace, fratellanza e umanità.
Chi verrà dopo di lui erediterà una Chiesa profondamente trasformata anche sul fronte comunicativo, obbligata a confrontarsi con l’eredità di un pontefice che ha saputo interpretare il presente e il futuro, connettendo la tradizione millenaria alla velocità di un tweet (pardon X).