Protesta questa mattina degli agricoltori a Palermo. Si sono radunati in piazza Verdi e hanno raggiunto piazza Indipendenza, sede della presidenza della Regione Siciliana.
I manifestanti, guidati oggi da Franco Calderone, vogliono consegnare al presidente della Regione Renato Schifani un vademecum dove ci sono le richieste di lavoratori ed imprenditori del settore per contrastare gli effetti negativi delle recenti politiche nazionali ed europee.
“Vogliamo chiedere al presidente che la Sicilia sia glisofato free – dice Calderone – Dobbiamo coltivare senza utilizzare diserbati che sono nocivi per la salute dell’uomo. Lo dobbiamo per i nostri figli“. Al fianco degli agricoltori, come già avvenuto mercoledì, hanno sfilato anche gli allevatori, i pescatori e diversi sindaci provenienti da tutta la Sicilia. Una mobilitazione che segue a quella avvenuta mercoledì fra le strade di Palermo.
L’obiettivo della manifestazione, in quel caso, era quello di chiedere a Schifani l’istituzione di un tavolo tecnico permanente per la tutela dei prodotti made in Sicily. Lavoratori ed imprenditori hanno infatti manifestato a più riprese le preoccupazioni relative alle nuove politiche europee in materia di green deal e alle importazioni di prodotti dall’estero, alcuni dei quali trattati con il glifosato.
L’altro grande tema riguarda la fuga di giovani verso l’estero. Problema che, secondo i manifestanti, depaupera il territorio di importanti risorse per il futuro.
Il deputato Nello Dipasquale, parlamentare regionale del Partito Democratico all’Ars, ha preso parte a Palermo, insieme al sindaco di Vittoria Francesco Aiello e al sindaco di Chiaramonte Gulfi Mario Cutello, alla manifestazione degli agricoltori siciliani in corso da mercoledì.
“Purtroppo – dichiara Dipasquale – assistiamo a un fenomeno che sta strozzando i settori agricolo e zootecnico di Sicilia, ma bisogna fare un passo indietro, fino agli anni ’50: con le riforme agrarie di quel periodo, in Sicilia prima e nel resto d’Italia poi, i latifondisti si videro spacchettare i propri terreni per essere ridistribuiti ai braccianti che, a loro volta, divennero piccoli imprenditori. La possibilità di sfruttare meglio le superfici e fare cooperazione centralizzando la vendita dei prodotti, resero grande la Sicilia. Oggi sta per verificarsi il contrario“.
“La grave crisi – continua il parlamentare ibleo – incide a tal punto sugli imprenditori agricoli impoverendoli tanto da costringerli a vendere aziende e terreni a favore di nuovi “latifondisti”. E ciò accade con la complicità più o meno consapevole del Governo regionale e del Governo nazionale. I Governi smentiscano questa tesi mettendo ” in campo” azioni concrete di sostegno al settore, come l’adeguamento dei prezzi di vendita dei prodotti in proporzione all’aumento dei costi di produzione, la denuncia dello stato di crisi del comparto, l’aumento dei controlli e l’adeguamento dei parametri di qualità e del regime sanzionatorio sulle merci importate, interventi per contrastare la diffusione di malattie virali negli allevamenti”.