(di Redazione) È stato pubblicato sul sito dell’Assessorato dell’Agricoltura il bando relativo alla ristrutturazione e alla riconversione dei vigneti per la campagna 2018-2019. La dotazione è di 30 milioni di euro e c’è tempo fino al 30 giugno per inviare i progetti che potranno essere finanziati con un contributo a fondo perduto pari al 40% della spesa progettuale ritenuta ammissibile. Il contributo può salire fino al 60% se il vigneto ricade in zone ad alta valenza ambientale e paesaggistica. «Con questa dotazione riteniamo di poter finanziare la ristrutturazione e la riconversione varietale di circa tremila ettari di vigneto distribuiti sull’intero territorio regionale», afferma l’Assessore Bandiera.
Importanti le novità nel campo dei punteggi. È prevista infatti l’assegnazione di specifico punteggio per i nuovi beneficiari, ovvero per le imprese che non hanno beneficiato dell’aiuto della misura nel corso dell’ultima campagna, nonché per le produzioni biologiche e per le imprese che adottano processi produttivi sostenibili. Non costituisce di contro premialità, come era avvenuto per con i bandi Ocm vino degli anni precedenti, l’impianto di varietà autoctone. Una scelta che consente la massima agilità alle imprese nell’investire secondo le tendenze del mercato. Poche le limitazioni varietali: no al Trebbiano toscano, mentre Corinto nero e Malvasia delle Lipari potranno essere impiantate solo nella provincia di Messina e lo Zibibbo esclusivamente nelle isole Pelagie a Ustica e in provincia di Trapani.
Ci sono come di consueto limiti di superficie. I progetti presentati da singoli imprenditori saranno tenuti in considerazione solo se la superficie minima interessata dall’intervento è di un ettaro (0,30 ettari nelle zone ad alta valenza ambientale e paesaggistica), superficie massima 12 ettari. Nel caso di piccole cooperative, società semplici, società di persone e società di capitale la superficie minima è di 2 ettari (che scende a un ettaro nelle zone ad alta valenza ambientale e paesaggistica), la massima di 25.
Si è naturalmente puntato sulla qualità: le uve prodotte nei vigneti realizzati attraverso la misura di riconversione e ristrutturazione dovranno, infatti, essere obbligatoriamente destinate alla produzione di vini Doc o Igt.