(di Redazione) «L’importazione massiccia d’olio d’oliva proveniente dalla Tunisia e non solo, nei porti siciliani, con quello di Palermo in testa, potrebbe configurarsi come pratica commerciale sleale per la filiera agroalimentare. Ho segnalato i casi alla Commissione Europea anche per far luce sul ruolo della Dogana in Sicilia». A dichiararlo è l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle Ignazio Corrao, che torna con una nuova interrogazione alla Commissione Europea sul caso olio d’oliva a dazio zero in arrivo nei porti siciliani. «Solo negli ultimi due mesi, dal 1° luglio al 30 agosto – spiega Corrao – e solo nel porto di Palermo, sono arrivate in Sicilia più di 1.500 tonnellate di olio d’oliva tunisino a dazio zero. Una quantità spaventosa di olio d’oliva iniettata in Sicilia alle porte della campagna olivicola siciliana che, nel silenzio generale, rischia di distruggere definitivamente il comparto. Non comprendo peraltro come possa essere entrato a dazio zero, se il contingente consentito per questa agevolazione fiscale era stata già esaurita mesi fa». È questo il risultato dell’accesso agli atti presso la Dogana compiuto dal deputato europeo Corrao congiuntamente i portavoce M5S all’Ars Valentina Palmeri e Luigi Sunseri. Insiste Sull’argomento Corrao: «Abbiamo chiesto un nuovo accesso agli atti per quantificare l’olio arrivato in Sicilia negli ultimi anni e abbiamo interrogato la Commissione Ue sull’illegittimità dell’esenzione dal dazio, ma soprattutto sulla responsabilità circa la trasparenza e la tracciabilità che consenta ai cittadini di conoscere e monitorare le importazioni dei prodotti in Sicilia». Perché ricorda l’eurodeputato pentastellato, in tutto ciò «i cittadini non hanno neanche il diritto di conoscere chi importa e quanto importa e da dove, visto che tutto è coperto da uno scandaloso segreto doganale. Per tale motivo con il deputato Lombardo in Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, abbiamo iniziato a lavorare affinché la destinazione dei prodotti stranieri sia nota e trasparente».
«È ormai chiaro che in Sicilia – continua l’europarlamentare alcamese – la massiccia importazione di olio d’oliva tunisino a dazio zero sia ormai insostenibile per i nostri produttori, che si trovano a dover concorrere con un prezzo di gran lunga inferiore e che nel migliore dei casi varia tra 3 e 4 euro al chilogrammo».
L’ingresso massiccio di olio tunisino a prezzi bassi e a dazio zero determina un pesante effetto depressivo sul mercato alle porte della nuova campagna olearia. L’olio tunisino e quello siciliano sono diventati perfettamente alternativi, come dimostra un recente studio dell’Osservatorio Tunisino dell’Economia (giugno 2018). Secondo tale studio, l’importazione di olio d’oliva dalla Tunisia in Ue è strettamente e unicamente correlata alla quantità prodotta in Italia e alla variabilità delle rese, confermando statisticamente che il maggiore impatto è proprio sul comparto del Sud Italia.
«Per questo abbiamo chiesto alla Commissione anche di esprimersi sull’ipotesi che tale pressione competitiva possa configurarsi come pratica commerciale sleale tra imprese nella filiera alimentare e quindi sul blocco delle importazioni in particolari periodi così come prevederebbero le clausole di salvaguardia», conclude Corrao.