Scende la produzione a livello internazionale e si impennano i prezzi dell’olio extravergine di oliva del 42%, il prodotto che ha fatto registrare i maggiori rincari nel carrello della spesa.
E’ quanto emerge dal report di Coldiretti “Prezzi, l’autunno caldo dell’extravergine“, sugli ultimi dati Istat a settembre. Un aumento suil quale pesa, in particolare, la scarsa raccolta in Spagna (-34% alla media degli ultimi quattro anni), primo produttore ed esportatore mondiale, ma anche in Turchia e Grecia; unica eccezione è la Tunisia in recupero.
Per garantire la sovranità alimentare del Paese e salvare i portafogli degli italiani, Coldiretti e Unaprol hanno previsto con le risorse del Pnrr accordi di filiera per avere 1 milione di nuove piante di olivo in più lungo la Penisola, incrementare la produzione e ridurre la dipendenza dall’estero in una situazione in cui sono straniere 3 bottiglie su 4 consumate in Italia. Le importazioni italiane di olio d’oliva dall’estero hanno segnato, infatti, il record del secolo per un valore di oltre 2,2 miliardi di euro nel 2022 con un incremento di quasi il 20% nei primi sei mesi del 2023 secondo l’elaborazione Coldiretti su dati Istat.
Una situazione che espone l’Italia alle fluttuazioni delle produzione alle speculazioni dei mercati internazionali e con le scorte che si stanno esaurendo, il prezzo medio dell’extravergine sembra destinato a salire ancora. “Si è creata un contesto mai vista prima – spiega il presidente di Unaprol David Granieri – dove le scarse produzioni soprattutto in Spagna, le scorte basse e l’inflazione che ha fatto impennare i valori, si assiste al raddoppio dei prezzi per gli olii di origine comunitaria“. L’Italia, ricorda la Coldiretti, è tra i primi tre maggiori consumatori di extravergine di oliva al mondo con 480 milioni di chili, subito dopo la Spagna e prima degli Stati Uniti e rappresenta il 15% dei consumi mondiali.