(di Luigi Noto) L’Etna è diventato un brand conosciuto e ricercato. Sinonimo di produzioni di qualità e non di massa. Di cura del prodotto e del territorio. Sulla scia del successo del vino prodotto sui fertili versanti del vulcano, anche l’olio vuole giocare le sue carte. Esiste già una Dop Monte Etna, ma è forse troppo piccola e troppo “esclusiva” per permettere l’imbottigliamento di volumi capaci di imporsi e farsi apprezzare sul mercato. Ma a tutto c’è un rimedio. E in questo caso la soluzione il Consorzio Dop Etna l’ha trovata. Sarebbe utile ampliare ai comuni del versante est del vulcano la produzione dell’olio Dop Monte Etna e modificare la componente del 35 per cento, includendo altre cultivar autoctone siciliane e una minima variazione agli acidi oleici che non alterano il sapore dell’olio extravergine d’oliva ma aumentano le sue capacità nutrizionali.
Di questi temi, anticipati alla ViniMilo 2018 durante una tavola rotonda che ha coinvolto decine di partecipanti fra produttori, frantoiani, confezionatori, cultori e degustatori dell’olio extravergine, il Consorzio Dop Monte Etna andrà discutere presto (a ottobre) con il Ministero dell’Agricoltura.
Nel corso della tavola rotonda sono stati snocciolati numeri davvero interessanti: la Dop Monte Etna comprende attualmente circa 5.500 ettari di oliveti nelle province di Catania, Messina ed Enna per un totale di circa 750 mila piante e circa 5 mila aziende potenzialmente interessate ma non tutte certificate Dop. Spiega Giosuè Catania, presidente Apo (Associazione produttori olivicoli): «Attualmente la Dop Monte Etna riguarda circa 45 soggetti di filiera fra produttori, frantoiani e confezionatori, con 150 ettari di superficie certificata e da 400 a 500 quintali di olio prodotto. La proposta che andremo a discutere col Ministero ad ottobre prevede l’inclusione di altri 1400 ettari con 160 mila piante e altre 1.200 aziende di piccola e media dimensione. Verrebbero inclusi i comuni dell’area orientale dell’Etna come Milo, Sant’Alfio, Linguaglossa e molti altri. Un’occasione imperdibile per continuare a produrre extravergine di qualità e aggiungere valore a un territorio che registra sempre maggiore interesse sotto il profilo turistico, naturalistico ed enogastronomico».