(di Angela Sciortino) Finora chi produce grano duro non ha visto un centesimo di quel premio che avrebbe dovuto aiutare a costruire la filiera della pasta italiana di qualità. Partito nel 2017, e riproposto con contributo raddoppiato nel 2018, è rimasto, anche questo, bloccato dalla farraginosa burocrazia di Agea.
Lo sblocco dei pagamenti è una delle promesse che il ministro Gian Marco Centinaio ha fatto prima di Natale durante la riunione della filiera grano/pasta con organizzazioni agricole, associazioni industriali e sementiere, rappresentanti della distribuzione che si è tenuta a Roma lo scorso 20 dicembre.
Alla fine del confronto sui principali temi che riguardano uno dei settori più rappresentativi e strategici del Made in Italy agroalimentare il ministro Centinaio ha affermato: «Abbiamo avviato un dialogo concreto con tutta la filiera mettendo in campo azioni immediate che vanno dallo sblocco dei pagamenti Agea sui contratti di filiera del grano allo stanziamento di 20 milioni di euro per il loro rinnovo. Vogliamo lavorare sulla trasparenza dei prezzi all’origine, aiutare gli agricoltori a produrre più grano di qualità e rispondere così alla richiesta dell’industria. La nostra sfida è ampliare anche gli spazi di presenza e promozione della pasta italiana all’estero. I consumatori stranieri devono capire il valore aggiunto della nostra tradizione e della nostra qualità garantita».
Ma vediamo nel dettaglio cosa il Ministero per le politiche agricole, agroalimentari e del turismo ha messo in campo per i prossimi mesi.
La prima delle azioni azioni strategiche riguarda lo sblocco immediato dei pagamenti degli aiuti in de minimi agli agricoltori sui contratti di filiera. Si tratta del pagamento dei 10 milioni di euro del fondo nazionale cerealicolo e che per il primo anno (2016) prevedeva un pagamento di 100 euro a ettaro agli agricoltori in contratti di filiera almeno triennali. La misura ha coinvolto 100mila ettari e circa 9mila aziende. In queste settimane Agea, secondo quanto assicurato al tavolo ministeriale, sta procedendo con lo sblocco dei pagamenti che erano fermi per controlli amministrativi. La seconda campagna ha visto domande in linea con la prima ma con contributo raddoppiato (200 euro). A questo importante strumento di sostegno il Ministero intende dare continuità soprattutto perché vincola trasformatori e produttori agricoli a lavorare insieme stabilmente. Tant’è che sono stati stanziati altri 20 milioni di euro per il biennio 2020/2021 che saranno erogati, insieme a eventuali residui della campagna precedente, a valere sulla campagna 2019 per i contratti di filiera.
La cosa pare però che non abbia destato molto interesse in Sicilia. In pochi hanno aderito nel 2017 perché i contorni della opportunità erano stati considerati poco chiari. Più numerosi nel 2018 perché allettati dal premio per ettaro raddoppiato che è bene ricordare non può superare i 5 mila euro ad azienda visto che l’impegno contrattuale è triennale e l’aiuto viene erogato in regime di de minimis (fino a pochi mesi fa fermo a 15 mila euro in un triennio, dal novembre scorso per decisione della Commissione europea innalzato a 20mila euro, con deroghe fino a 25mila euro).
Al premio qualità legato alla sottoscrizione di un contratto di filiera si aggiungeranno le politiche di promozione del prodotto all’estero. Il Ministro Centinaio ha, infatti, stabilito che la promozione della pasta all’estero sarà uno degli obiettivi operativi fondamentali per il 2019.
E infine, ma non per ultimo in ordine di importanza la tanto controversa trasparenza sui prezzi della materia prima. Durante la riunione pre-natalizia il Ministero ha dichiarato di essere disponibile a siglare in tempi rapidi il decreto direttoriale di creazione di una Commissione unica nazionale (Cun) per il grano duro per favorire il dialogo interprofessionale e rendere più trasparente la formazione del prezzo.
Sulla sede non ci sarebbero dubbi. Almeno per Confagricoltura: «Foggia è la piazza più accreditata e quella che ha già all’attivo esperienze importanti sulla rilevazione dei prezzi del grano duro», spiega Ettore Pottino, presidente dell’associazione regionale. Poco gettonata la Sicilia (solo qualche deputato pentastellato isolano l’ha rivendicata per la propria regione) perché l’unica esperienza condotta finora in questo campo, il borsino di Enna, si è rilevata perfino dannosa per i produttori, vista la scarsa scientificità del metodo di rilevazione dei prezzi e la scarsa propensione dei produttori a fornire dati relativi alle cessioni del grano duro.
Ben vista comunque dai produttori: «Se ben organizzata e trasparente, con le rappresentanze dal ruolo chiaro e inequivocabile, la Commissione Unica Nazionale può diventare un buon strumento di tutela dei produttori», afferma Vincenzo Grassia cerealicoltore di Raddusa (Ct) e referente per il gruppo d’interesse cerealicolo della Cia. «Potrebbe essere la volta buona – osserva poi Ettore Pottino – per scardinare l’insano meccanismo che porta a riconoscere al prodotto siciliano a 4 – 5 euro in meno al quintale per via dei costi di trasporto».