(di Angela Sciortino) «Ricordatevi, figli miei, che il vino si fa anche con l’uva». La frase pare sia stata pronunciata in punto di morte da un produttore e commerciante di vino che operava in un centro agricolo del Palermitano dove il consumo di zucchero era “stranamente” molto più alto della media nazionale. Erano i tempi della sofisticazione a gogò che tanto male fece all’immagine del vino siciliano.
Oggi c’è, invece, qualcuno che ripete con convinzione che «il vino si fa solo con l’uva». Senza aggiungere o togliere nulla, né in campo né in cantina. In questo modo, cioè senza aggiungere prodotti chimici di sintesi in campo o trattamenti enologici in cantina, si ottengono i vini franchi o naturali. L’aggettivo non si legge in etichetta perché la legislazione non lo consente e questo non rende facile la loro individuazione con la possibilità di distinguerli dagli altri tipi di vino.
In Sicilia i produttori di questi vini sono appena una quarantina. Tutti convinti della strada (eroica e difficile) intrapresa, ma molto determinati a far conoscere ed apprezzare i loro prodotti. Che non sono mai uguali a se stessi così come è diverso da un anno all’altro il risultato che si ottiene in vigna.
«I vini naturali non devono essere confusi con i vini bio, biodinamici o quelli vegan, sono naturali e niente altro», hanno tenuto a sottolineare Nino Barraco, Pierpaolo Badalucco e Aldo Viola durante la presentazione di NOT, la prima rassegna in terra siciliana sui vini franchi che si svolgerà a Palermo dal 12 al 14 gennaio ai cantieri Culturali della Zisa.
Tra i vignaioli che producono vini naturali del Trapanese, ce ne sono alcuni che stanno giocando una vera e propria scommessa: riuscire a produrre il vino Marsala pre-British, esattamente cioè come gli Inglesi lo trovarono nelle botti del paese dove sbarcò Garibaldi con i suoi Mille. Il che significa senza l’aggiunta di mosto cotto e caramello che serviva a fortificare il vino e renderlo stabile durante il lungo viaggio sulle navi che lo portano sull’isola britannica. (Viene spiegato nell’intervista a corredo di questo articolo in cui l’audio, e ce ne scusiamo sia con gli intervistati che con i lettori, purtroppo, è molto disturbato dai rumori di fondo).
Proprio per colmare il gap cognitivo che circonda i vini naturali, Franco Virga e Stefania Milano di Good Company, società che gestisce una delle realtà più dinamiche della ristorazione palermitana, insieme a Giovanni Gagliardi e Manuela Laiacona dello studio di consulenza Gagliardi Associati, hanno organizzato NOT, un multievento dedicato al sistema produttivo che mette al centro la figura del vignaiolo, il lavoro artigianale e che diffonde la coscienza del bere come atto culturale ma anche politico di salvaguardia della natura e dell’identità territoriale. Una delle sfide della rassegna è l’avvicinamento del consumatore finale al vino franco attraverso attività mirate all’assaggio e all’approfondimento della materia.
Il progetto di educazione del consumatore di NOT prevede laboratori di assaggio e seminari ma si articola anche nel ciclo dei NOT OFF: appuntamenti focalizzati sul vino franco a Palermo e in provincia e in altre città siciliane, che si terrà nei giorni precedenti e durante il salone ai Cantieri Culturali alla Zisa. Si tratta di un ricco programma di cene, aperitivi, degustazioni con i vini e i vignaioli protagonisti alla rassegna, ideato per mettere in rete la ristorazione e i rappresentanti di questo movimento e per avvicinare il consumatore finale. Aderiscono al programma, ancora in via di definizione, di NOT OFF: Palazzo Branciforte (Palermo), Cicala (Palermo), Enosteria (Palermo), Osteria dei Vespri (Palermo), Buatta (Palermo), Perciasacchi (Palermo), Gagini (Palermo), Rizzuto Gallery (Palermo), Enoteca Buoni Vini (Palermo), Villa Costanza (Palermo), Cortile Pepe (Cefalù), Le Lumie (Marsala), Il Moro (Trapani).
Uno dei focus dell’iniziativa è la biodinamica. NOT, infatti, ospiterà l’incontro annuale di Renaissance Italia, l’associazione facente parte di Renaissance Des Appellations fondata dal padre della viticoltura biodinamica, Nicolas Joly, che conta oltre 200 produttori nel mondo. Si articolerà in un ciclo di approfondimenti, inedito sull’Isola, per produttori, operatori e amanti del vino, promosso insieme ad AgriBio Italia, sul metodo agricolo ispirato ai principi antroposofici di Rudolf Steiner sotto la conduzione straordinaria dello stesso Joly.