(di Angela Sciortino) Vincere o quanto meno contrastare la competizione con altre aree del pianeta che producono uva da tavola. L’Italia, paese leader in Europa sia per produzione che per export, ci prova con l’innovazione varietale che non può prescindere, comunque, dalle innovazioni dei processi produttivi in cui rientrano nuove metodiche per la gestione colturale e per la razionalizzazione dell’uso dei mezzi tecnici.
Anche la Sicilia si muove in questa direzione e con questo obiettivo è stato costituito SicilGrape, un Gruppo Operativo sull’uva da tavola, che presenterà un progetto nell’ambito della misura 16 del Psr.
Il Gruppo Operativo e le sue finalità sono state presentate lo scorso 21 dicembre durante il seminario svoltosi nella sede dell’Op Opas di Mazzarrone (Ct). In Sicilgrape sono coinvolte le due Università di Catania e Palermo, il Crea – Ofa di Acireale e il Csei (Centro Studi per l’Economia applicata all’ingegneria) di Catania, la Regione Siciliana e un gruppo di imprese aderenti alla Opas. All’interno di queste ultime saranno realizzati i campi sperimentali dove trasferire e testare le innovazioni colturali (nuove tecniche di utilizzazione del suolo e di irrigazione) e quelle varietali in grado di soddisfare le esigenze dei consumatori.
Le nuove varietà di uva da tavola verranno scelte sulla base di una molteplicità di elementi: l’elevata e costante produttività, la tolleranza agli stress biotici e abiotici, l’attrattiva estetica del grappolo e della bacca, la consistenza della polpa, l’apirenia, il sapore, l’aroma e le proprietà nutraceutiche, nonché la resistenza a manipolazioni, trasporti e conservazione. Le scelte che riguardano i processi produttivi, poi, terranno conto ancora una volta delle aspettative del consumatore sempre più attento alla salubrità. Ecco perché saranno indirizzate all’adozione di processi più sostenibili per l’ambiente e per gli uomini che vi lavorano.
Il progetto ha ampio respiro. Dalle poche aziende in cui si realizza il vero e proprio trasferimento delle innovazioni, ci si aspetta, infatti, una ricaduta sull’intero sistema interessato alla produzione di uva da tavola che, com’è noto ha due importanti poli produttivi: l’Agrigentino con l’area limitrofa del Nisseno, con Canicattì in testa, e il comprensorio dell’Igp Uva di Mazzarrone che comprende oltre che Mazzarrone, anche Licodia Eubea e Caltagirone in provincia di Catania e Acate, Vittoria, Chiaramonte Gulfi e Comiso, in provincia di Ragusa.