Il settore agricolo ha garantito, da inizio pandemia a oggi, cibo necessario alla tenuta del Paese, ma lockdown e restrizioni sugli spostamenti interni come in entrata e in uscita dal resto d’Europa e del mondo, hanno gradualmente inciso su domanda e offerta di materie prime, determinando rincari sui prezzi delle materie prime e aumento dei costi di produzione, compromettendo importanti marginalità per gli imprenditori, anche del comparto florovivaistico, punto di partenza di tutte le filiere agroalimentari. E’ tempo di rivedere i listini per tutelare la ripresa del settore sul mercato. A dirlo è l’Associazione Florovivaisti Italiani che, in occasione del webinar dedicato, lancia l’allarme e invita il settore a maggiore aggregazione e coesione.
Come, infatti, sottolinea Florovivaisti Italiani, esplicativi sono i rincari sull’acciaio del 70% e sul petrolio, con l’etilene a +58%. C’è carenza di diverse materie prime, utili anche al settore florovivaistico, con aumento dei prezzi relativi, anche del 30%. Si va dal terriccio agli antiparassitari, ma in particolare riguarda i polimeri per la plastica con un aumento dei prezzi degli imballaggi del 25%. Mentre in passato le cause erano per lo più di natura speculativa, oggi è nella catena di approvvigionamento che vanno rintracciati i motivi, con i trasformatori in difficoltà nel reperire prodotto e rispondere agli impegni assunti, procurando ritardi lungo l’intera filiera produttiva fino alla consegna. A far schizzare alle stelle il prezzo delle commodities, la richiesta da parte delle grandi economie con la Cina in testa, la prima a ripartire dopo la crisi pandemica, a differenza di Europa e Stati Uniti, solo ora in fase di riequilibrio. L’offerta, dal canto suo, è stretta tra ondate di gelo, in Usa per esempio, e problemi di natura logistica, effetto della pandemia, con costi di trasporto saliti alle stesse e caos organizzativo che pesano sul prezzo finale del prodotto. In assenza di materie prime, si teme il fermo produttivo, mentre si auspica un aumento dei consumi per far ripartire il Paese.
“Siamo in una situazione critica per il sistema produttivo e vanno assolutamente rivisti i listini dei prezzi, facendo anche cartello se necessario -ha commentato il presidente nazionale di Florovivaisti Italiani, Aldo Alberto-. Il comparto florovivaistico sta riprendendo quota grazie perlopiù agli eventi e alla cura del verde pubblico, ma non è nei grandi fatturati la soluzione. Servono marginalità vere per investire, puntare su ricerca e innovazione. Dopo l’attenzione ricevuta durante la pandemia, il settore ha grandi opportunità di sviluppo sul mercato internazionale e di crescita nella visione strategica. Bisogna mettere a sistema le idee tra operatori del comparto, superare il protagonismo dei singoli -ha concluso Aldo Alberto-. Può essere la strada per migliorare in termini di sostenibilità economica, sociale e ambientale, posizionando il florovivaismo tra gli asset più importanti dell’export Made in Italy”.
Al webinar, insieme anche a Barbara Di Rollo, Coordinatrice nazionale di Florovivaisti Italiani, le testimonianze di alcuni dei produttori dell’Associazione Florovivaisti Italiani: Lisa Trinci (Toscana), Mario Maiorana (Calabria), Stefano Cannistrà (Sicilia), Michele Vino (Puglia), Michele Ciccotelli (Molise), Enzo Malafronte (Campania), Emanuela Milone (Calabria), Erri Faccini (Veneto) e Lionella Pastor (Liguria).