(di Angela Sciortino) Brutta annata per gli apicoltori anche quella del 2019. La fotografia scattata da Ismea sulla produzione di miele nazionale mette in risalto una produzione praticamente dimezzata.
Il picco negativo della produzione di miele di agrumi e di acacia si è tradotto già in una riduzione dei ricavi per gli apicoltori pari a circa 73 milioni di euro.
Tutta colpa dell’andamento climatico anomalo. La strana primavera 2019, infatti, ha messo definitivamente in ginocchio un settore già alle prese con problemi sanitari e minacciato dalla forte concorrenza del prodotto di provenienza estera. Le perdite produttive per il miele d’acacia – stimate intorno ai 55 milioni di euro – hanno penalizzato soprattutto le regioni del Nord (Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia).
Per il miele di agrumi, la stima del danno si aggira intorno ai 18 milioni di euro, con una situazione critica in tutto il Mezzogiorno e perdite produttive tra il 40% e l’80%. La situazione appare particolarmente compromessa in Sicilia, con perdite che si attestano attorno ai 7 milioni di euro, Campania (oltre 4 milioni di euro) e Calabria (3 milioni di euro).
In Sicilia la produzione di miele di agrumi è stata molto disomogenea e ostacolata dal maltempo (specialmente per le temperature minime notturne molto basse) con produzioni scarse e a macchia di leopardo. Si stimano rese medie di 10 kg/alveare in provincia di Agrigento e 12 kg/alveare nel Siracusano mentre gli apicoltori catanesi, visto il magro raccolto di pochi chili ad alveare, hanno preferito spostare gli alveari verso le fioriture di sulla e puntare su questo raccolto. Secondo le stime di Ismea, la fioritura della sulla in provincia di Palermo ha reso in media circa 15 kg/alveare.
Benchè il prodotto italiano scarseggi, sugli scaffali della grande distribuzione organizzata il miele comunque non manca. In media la metà dei vasetti in vendita contiene miele straniero, di cui circa la metà ungherese e quasi il 10% cinese, precisa Coldiretti. Per questo, per evitare di acquistare, senza saperlo, prodotti esteri spesso di bassa qualità, è necessario sempre verificare sempre l’origine in etichetta resa obbligatoria da qualche anno. In alternativa ci si può rivolgere direttamente ai produttori.
E mentre gli apicoltori fanno i conti con i magri bilanci aziendali e in alcune zone sono costretti a fronteggiare pericolosi parassiti, il Ministero delle Politiche agricole ha stabilito la ripartizione alle singole regioni del plafond di 7.089.436 euro (50% forniti dall’Ue e il rimanente 50% dallo Stato) di finanziamenti per l’apicoltura previsti dal regolamento Ue n.1308/2003 per la campagna 2019-2020.
Dei 7.089.436 euro, 795 mila euro andranno per le attività di competenza ministeriale e le cui risorse si prevede siano assegnate mediante apposito bando, mentre i restanti 6.294.436 euro sono stati ripartiti tra le regioni in base al numero degli alveari risultanti nella banca dati dell’anagrafe apistica al 4 giugno 2019.
Le quote assegnate, in quasi nessun caso, non hanno soddisfatto le richieste delle singole regioni. Uniche eccezioni quelle dell’Umbria e della provincia di Trento.
Alla Sicilia che può vantare un patrimonio apistico ufficiale di 124.712 alveari a fronte di una richiesta di 849 mila euro ne sono stati assegnati 613.248,53.