La macellazione di animali infetti rappresenta una grave minaccia per la salute pubblica e per l’ambiente, a dichiararlo è il Codacons. E’ stato presentato un esposto alle 9 procure siciliane Agrigento, Caltanissetta, Catania, Enna, Messina, Palermo, Ragusa, Siracusa e Trapani, per tutelare la salute dei consumatori e verificare eventuali omissioni in termini di controlli da parte dei soggetti preposti. Il Codacons rileva che “Da alcune indagini giornalistiche e giudiziarie sarebbe emerso un pericoloso intreccio tra mafia, allevatori e funzionari compiacenti”.
Dietro i furti e le denunce di smarrimento di bestiame si celerebbe spesso l’attività di macellazione clandestina. In Sicilia, secondo i dati fra il 2011 e il 2016 sono spariti circa 660.000 animali, di cui 606.000 ovini e caprini e quasi 54.000 bovini e molti di questi sarebbero stati macellati clandestinamente. Gli allevatori, quindi, sono costretti dalle organizzazioni criminali a vendere ai macelli controllati dalla mafia o a denunciare furti di bestiame mai avvenuti.
In questo modo si produce una diffusione di malattie infettive, ossia di malattie trasmissibili dagli animali all’uomo, tra cui alcune pericolose come la brucellosi e la salmonellosi. Inoltre, questo fenomeno comporta anche seri rischi ambientali, poiché gli scarti degli animali macellati illegalmente vengono spesso smaltiti in modo inadeguato, contaminando il suolo e le risorse idriche. Questo può portare alla proliferazione di batteri e di altri agenti patogeni nell’ambiente, con conseguenze devastanti per l’ecosistema. “Se ciò non bastasse – conclude il Codacons – il mercato nero della carne derivata da macellazione clandestina influisce negativamente sull’economia legale, in quanto le aziende che operano secondo le normative sanitarie e ambientali subiscono una concorrenza sleale da parte di chi evade tali norme”.