(di Angela Sciortino) Torna da dove è venuto il carico di grano contaminato che era stato bloccato nel porto di Pozzallo una cinquantina di giorni fa dove Sanità Marittima, unitamente al Servizio Fitosanitario Regionale e al Corpo Forestale della Regione Siciliana, a seguito di accurati controlli avevano definito la merce “non compatibile con il genere umano”. La ditta importatrice siciliana, il mulino Roccasalva di Modica, ha chiesto infatti i documenti per far rientrare la merce al paese d’origine rinunciando così all’immissione del prodotto sul mercato regionale. Circostanza che, nonostante lo stop imposto a seguito dei controlli sanitari, sembrava potersi profilare dopo che il Tar (il Tribunale Amministrativo regionale) aveva “restituito” al destinatario del carico e consentito un’operazione di cernita del cereale da sottoporre a ulteriori controlli di legge prima dell’eventuale commercializzazione.
Per l’Assessore all’Agricoltura Edy Bandiera «la determinazione e la sinergia tra i diversi enti che si sono spesi in questa vicenda ha portato all’ottenimento di questo importante risultato, monito per quanti in forti di un passato agevole pensavano di poter perpetuare queste prassi. Continueremo la nostra azione di difesa della salute dei siciliani e tutela dei nostri produttori».
«Ben vengano i controlli, ben vengano le regole uguali per tutti, regole per una sana competizione tra le aziende e che possa garantire l’integrità dei prodotti immessi sul mercato», commenta il presidente di Sicindustria Ragusa, Leo Licitra secondo cui «il blocco da parte della Regione e l’obiettivo della task force di stanare tutti i falsi made in Sicily sono segnali di attenzione nei confronti del mercato e delle imprese e il governo della Regione deve proseguire con forza in questa direzione per assicurare competizione a parità di condizioni».
Scettico, o forse più realista, Gianni De Bonis, leader dell’associazione Granosalus e senatore eletto nel collegio uninominale della Basilicata per il Movimento 5 Stelle: «Il carico bloccato a Pozzallo è solo uno dei tanti fuori norma che raggiungono i porti italiani e in particolare quelli del Sud d’Italia. Sono numerose le navi cariche di grano contaminato da glifosate o da micotossine provenienti da Paesi extraeuropei che riescono a scaricare nei porti italiani e ciò avviene anche grazie alla triangolazione operata su porti europei, tra cui molto probabilmente quello di Marsiglia». Succede, in pratica, che lo sdoganamento di una merce presso un porto europeo rende di fatto il prodotto meno soggetto a ulteriori controlli se poi prosegue verso altre mete sbarcando in un altro paese Ue.
Ma alla denuncia del senatore De Bonis si aggiunge un altro interrogativo. I cerealicoltori nostrani denunciano lo stallo dei prezzi arrivati ormai ai minimi storici – si parla di 18 euro al quintale – causati dall’immissione massiccia dei grani esteri a basso prezzo. Ora questa spiegazione sembra vacillare se si fanno quattro conti: il carico che tornerà in Kazakistan risultava essere è costato 1,2 milioni di euro e pesava 5 mila tonnellate. Il prezzo pagato è stato di 24 euro al quintale, quindi ben al di sopra della quotazione del prodotto locale. Ma dove sta la convenienza?