Il caldo e la prolungata mancanza di pioggia stanno seccando la terra, scottando la frutta e la verdura, facendo cadere le olive dagli alberi, impoverendo i raccolti di mais, soia, girasole e pomodoro da conserva e provocando stress negli animali allevati che sono in difficoltà anche per la mancanza di foraggio nei campi arsi dal sole o andati a fuoco per gli incendi. E’ quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti sugli effetti di una estate bollente segnata dalla siccità che ha causato danni di oltre un miliardo nelle campagne favorendo anche il diffondersi degli insetti dannosi per le coltivazioni come la cimice asiatica.
La terra ha sete da nord al centro fino al sud della Penisola dove ci sono ampie aree del territorio – sottolinea la Coldiretti – che non vedono cadere acqua da mesi con pesanti effetti sulla crescita delle coltivazioni. La pioggia – continua la Coldiretti – è attesa per combattere la siccità nelle campagne ma per essere di sollievo deve durare a lungo, cadere in maniera costante e non troppo intensa, mentre i forti temporali, soprattutto con precipitazioni violente provocano danni poiché i terreni non riescono ad assorbire l’acqua che cade violentemente e tende ad allontanarsi per scorrimento provocando frane e smottamenti.
Nonostante i cambiamenti climatici l’Italia – sottolinea la Coldiretti – resta un Paese piovoso con circa 300 miliardi di metri cubi d’acqua che cadono annualmente, ma per le carenze infrastrutturali se ne trattiene solo l’11%. Per risparmiare l’acqua, aumentare la capacità di irrigazione e incrementare la disponibilità di cibo per le famiglie è stato elaborato e proposto per tempo un progetto concreto immediatamente cantierabile nel Recovery plan – insiste Coldiretti – un intervento strutturale reso necessario dai cambiamenti climatici caratterizzati dall’alternarsi di precipitazioni violente a lunghi periodi di assenza di acqua, lungo tutto il territorio nazionale.
Il progetto – conclude la Coldiretti – prevede la realizzazione di una rete di piccoli invasi con basso impatto paesaggistico e diffusi sul territorio, privilegiando il completamento e il recupero di strutture già presenti, progettualità già avviata e da avviarsi con procedure autorizzative non complesse, in modo da instradare velocemente il progetto e ottimizzare i risultati finali. L’idea è di “costruire” senza uso di cemento per ridurre l’impatto l’ambientale laghetti in equilibrio con i territori, che conservano l’acqua per distribuirla in modo razionale ai cittadini, all’industria e all’agricoltura, con una ricaduta importante sull’ambiente e sull’occupazione.