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La rivolta degli elettrodomestici: i rischi nascosti della smart home
di Alexsandra Taormina

Immaginate di tornare a casa dopo una lunga giornata, accendere il vostro robot aspirapolvere e, invece di sentirlo silenziosamente pulire, lo sentite urlare insulti razzisti o inseguire il vostro cane. Fake news? Nuova puntata di Black Mirror?  No, realtà!

Questa non è solo una storia bizzarra, ma un inquietante promemoria di come i dispositivi smart possano essere vulnerabili agli attacchi hacker, trasformandosi da alleati domestici in potenziali minacce per la privacy e, in alcuni casi, per la nostra stessa incolumità fisica.

Cosa è successo?

Negli USA si sono registrati diversi episodi di hackeraggio su robot aspirapolvere, in cui i dispositivi sono stati utilizzati per violare la privacy dei proprietari. Il caso più eclatante è quello di un avvocato del Minnesota, Daniel Swenson, il cui robot ha improvvisamente cominciato a urlare un insulto razzista davanti a suo figlio.

E non è un caso isolato:

  • A Los Angeles, un robot ha inseguito un cane, mentre urlava commenti offensivi (qui è d’obbligo una citazione a una delle migliori puntate di Love Death Robot su Netflix).
  • A El Paso, un altro dispositivo ha insultato il proprietario nel cuore della notte (qui andrei ancora più indietro, lontane reminiscenze mi riportano al film “Io e Caterina” del 1980 con Alberto Sordi).

Ma tornando a noi, gli hacker sono riusciti a prendere il controllo dei dispositivi sfruttando falle di sicurezza nei sistemi. Uno dei problemi principali è legato al PIN di accesso, che può essere bypassato con estrema facilità, insieme a connessioni Bluetooth deboli che lasciano le porte spalancate ai malintenzionati.

Privacy in pericolo: quando il robot spia i proprietari

Non si tratta solo di insulti o inseguimenti bizzarri. Alcuni robot dotati di videocamere sono stati utilizzati per catturare immagini private dei proprietari e persino per spiarli. Un esempio inquietante è quello di un robot che ha scattato una foto a una donna nel bagno e l’ha caricata su un social network.

Le falle nei sistemi: perché è successo?

Gli episodi segnalati hanno evidenziato gravi problemi nei sistemi di sicurezza dei robot smart. Tra le vulnerabilità principali:

  • PIN facilmente aggirabili: nessun controllo lato server o dispositivo, ma solo tramite un’app poco sicura.
  • Bluetooth non protetto: un accesso facile per gli hacker.
  • Audio di avviso disattivabile: i malintenzionati possono accedere alla videocamera del robot senza che il proprietario ne sia consapevole.

Nonostante le segnalazioni da parte degli esperti di cybersecurity, alcune aziende hanno reagito con lentezza o con misure insufficienti, lasciando gli utenti esposti. Gli incidenti riportati sono una dimostrazione pratica dei rischi associati all’Internet of Things (IoT). Ma mentre i dispositivi smart continuano a proliferare nelle nostre case, la sicurezza informatica non sempre è una priorità per i produttori.

Come proteggersi?

Non possiamo eliminare completamente il rischio, ma possiamo adottare alcune misure per limitare i danni:

  1. Usare password uniche e complesse: evitare di riutilizzare credenziali già usate su altri servizi.
  2. Aggiornare il software dei dispositivi: molte vulnerabilità vengono corrette attraverso gli aggiornamenti.
  3. Disabilitare funzioni non necessarie: come la videocamera, se non strettamente indispensabile.
  4. Monitorare le connessioni: verificare che non ci siano accessi non autorizzati al dispositivo.

 

La tecnologia senza sicurezza: un rischio che non possiamo ignorare

Questi episodi sono un monito chiaro: la comodità offerta dai dispositivi smart non può venire a scapito della sicurezza.

 

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