(di Redazione) Nuove frontiere per il Nero d’Avola e la riscossa per questa varietà per anni bistrattata ma dalle grandi potenzialità. Per valorizzare il vitigno a bacca nera più diffuso in Sicilia di deve dire stop agli individualismi e puntare sul lavoro di squadra e sull’innovazione. I temi sono stati trattati durante il convegno “Avola e il Nero: a ciascuno il suo”, che si è svolto nella cittadina siracusana sul Nero d’Avola nell’ambito della tre giorni organizzata nel primo weekend di maggio dall’amministrazione comunale di Avola con la partnership dell’Irvo – Istituto regionale del vino e dell’olio.
Al convegno è intervenuto Vincenzo Cusumano, direttore dell’Istituto, mettendo in risalto gli aspetti relativi a innovazione e sperimentazione intese come nuove leve del marketing. «Bisogna seguire la tradizione – ha detto Cusumano – ma anche fare squadra e far lavorare insieme tutti gli attori del territorio e non solo all’insegna dell’innovazione. L’individualismo non porta a niente, bisogna invece valorizzazione questa eccellenza senza particolarismi, instaurando anche un dialogo costante tra Avola e tutte le realtà dove si coltiva questo vitigno».
Un excursus sulla selezione dei lieviti da utilizzare per la lavorazione del Nero d’Avola, in base a una ricerca portata avanti nella parte Sud Orientale dell’Isola, è stato poi fatto da Daniele Oliva, dirigente biologo e responsabile dell’area tecnico-scientifica dell’Irvo.
Durante il convegno è intervenuta anche Francesca Salvia che ha illustrato il ruolo dell’Istituto per la nomenclatura Nero d’Avola e i numeri inerenti alla produzione Doc e Igt. Presente tra i relatori anche Alessandra Gentile, docente del Dipartimento di Agraria delll’Università di Catania che ha posto l’accento sull’attività di ricerca in viticoltura e sull’importanza dell’attività di formazione.