Oltre 3,2 milioni di tonnellate di produzione per un valore di 1.800 milioni di euro. Questi i numeri che rendono l‘Italia uno dei principali produttori di agrumi in Europa con un’offerta che spazia dalle arance, ai limoni, ai mandarini, ai pompelmi, ai clementini e ai bergamotti.
Lo fa sapere il Crea, punto di riferimento scientifico del comparto, in occasione del Citrus Day, il consueto appuntamento annuale per fare il punto sul settore tra ricerca e produttori, con le nuove varietà brevettate e quelle in corso di brevettazione.
Una giornata organizzata dal Crea Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura presso la sua sede di Acireale, che ha sottolineato la qualità organolettica dell’agrumicoltura italiana, grazie anche alla posizione geografica privilegiata, ha saputo distinguersi per sostenibilità, attenzione alla salute del consumatore e forte identità legata a dieta mediterranea e territorio.
Miglioramento genetico, innovazioni di processo e di prodotto, difesa delle piante, sostenibilità, qualità e tracciabilità. Recupero, tutela e valorizzazione dell’agrobiodiversità, in particolare agrumicola, e soprattutto innovazione con tecniche all’avanguardia, come le Tea (Tecnologie di Evoluzione Assistita), in grado sia di tutelare la tipicità dei prodotti locali, adattandoli alle nuove richieste dei consumatori e alle sfide climatiche, sia di migliorare la qualità dei frutti.
Tuttavia resta imprescindibile la sostenibilità ambientale. Ad esempio, impiegando microrganismi e batteri azotofissatori per ridurre l’uso di fertilizzanti azotati sintetici, con notevole vantaggio per il clima globale, la produzione alimentare, la salute del suolo e l dell’uomo. Oppure utilizzando quelle pratiche agricole, inerbimenti, agroforestazione, riduzione delle lavorazioni, ammendamento e riciclo della sostanza organica, in grado di aumentare la quantità di anidride carbonica sequestrata nel suolo e nella biomassa vegetale, contribuendo a mitigare il cambiamento climatico.