(di Angela Sciortino) A Galati Mamertino, in provincia di Messina, c’è un centro pilota per la trasformazione delle carni di suino nero dei Nebrodi in cerca di un gestore. Il Dipartimento regionale Agricoltura che ne è proprietario, ha pubblicato un bando per selezionare aziende specializzate a cui affidarlo che scade alle 13,00 del 30 luglio prossimo.
Realizzato con fondi europei dalla Regione che ha speso all’incirca un milione di euro e allocato in edificio di proprietà del comune attiguo al centro polifunzionale, nel 2005 dopo il collaudo, venne affidato al consorzio di produttori “Terre dei Nebrodi”. Una volta superata la fase sperimentale sarebbe dovuto diventare punto di riferimento per la lavorazione di carni di suino nero dei Nebrodi in grado di rilasciare tutte le certificazione previste dalla legge. Erano i tempi in cui la norcineria nebroidea muoveva i primi passi grazie alla collaborazione con il Consorzio del prosciutto di Parma.
Negli ultimi anni però la struttura non ha funzionato come era previsto nei progetti iniziali. I produttori che avevano aderito al Consorzio hanno cominciato ad attrezzarsi autonomamente con propri laboratori e a disinteressarsi del salumificio consortile che non avevano mai dimostrato di sapere gestire con piglio manageriale. Tant’è che la stessa Regione, accortasi di una serie di inadempienze, convinse il Consorzio “Terre dei Nebrodi” a chiedere la rescissione del contratto di affidamento. La cosa fu fatta e a fine gennaio dello scorso anno, dopo il distacco dell’energia elettrica, il Consorzio “Terre dei Nebrodi” comunicò la chiusura del prosciuttificio inviando una nota ufficiale al Comune di Galati Mamertino.
Il centro pilota di Galati Mamertino era stato pensato, oltre che per la produzione dei salumi, anche per fini di ricerca, sperimentazione, divulgazione e valorizzazione. E aveva un obiettivo di fondo molto apprezzato dagli euroburocrati che diedero l’ok al finanziamento dell’opera: mantenere le popolazioni autoctone di suini che rischiano l’estinzione, incrementare le attività nei territori montani e contribuire a frenare i fenomeni di spopolamento a garanzia della tutela dell’ambiente.
La gestione del centro, si legge nell’avviso del Dipartimento regionale dell’agricoltura, deve consentire di sperimentare un modello di gestione in comune di alcune fasi della filiera in un territorio dove è assente del tutto lo spirito associazionistico e dove insistono piccole e frammentate attività produttive.
Possono accedere alla manifestazione di interesse le società agricole (società agricola di persone, capitali o cooperativa), le associazioni di agricoltori e reti di imprese di agricoltori.
Chi avanza richiesta di affidamento deve avere base aziendale che ricade in uno o più comuni del comprensorio dei Nebrodi e deve impegnarsi a trasformare un quantitativo minimo di carne di suino nero dei Nebrodi dimostrandolo con la consistenza zootecnica aziendale. L’affidamento avverrà sulla base di un contratto la cui durata è per sei anni, rinnovabili per altri tre.
Per poter procedere all’affidamento l’affidatario deve garantire il raggiungimento di almeno 2 mila kg a settimana di carne lavorata. Deve anche impegnarsi ad effettuare il servizio anche per operatori esterni e disporre di almeno tre unità di personale in possesso di specifica attestazione di “Operatore della lavorazione carni e salumi” o di titolo equipollente. Infine, tra i requisiti viene richiesta una consistenza zootecnica complessiva non inferiore a 200 scrofe da riproduzione nel rispetto delle norme sulla condizionalità.