(di Angela Sciortino) Pochi o molti ancora non si sa. Certamente confusi. Per ora una sola cosa è certa: un centinaio di allevatori della Sicilia occidentale si sono dati appuntamento domattina, 15 febbraio, a Poggioreale. Qui, davanti a telecamere e curiosi, sverseranno 6 mila litri latte, perfettamente in sintonia con quanto hanno fatto in questi giorni gli allevatori della Sardegna.
Il sindaco di Poggioreale, Mimmo Cangelosi, ammette di non averne avuto ancora, fino alle 9,30 di oggi, alcuna comunicazione ufficiale. E probabilmente altrettanto è successo con forze dell’ordine locali e Digos. «Sono venuto a conoscenza dell’iniziativa soltanto ieri, durante una chiacchierata al bar con alcuni miei concittadini. Di ufficiale ancora nulla», racconta il primo cittadino della cittadina trapanese. «Non pensavo che un’azione dimostrativa in un’area privata potesse provocare tanta apprensione», dichiara sorpreso Domenico Bavetta, per tutti Mimmo, allevatore di Montevago che ha usato i social per far sapere dell’iniziativa, notizia peraltro poi rilanciata dai media locali e regionali.
«Ci aspettiamo un centinaio di persone a cui abbiamo dato appuntamento sulla scorrimento veloce Palermo-Sciacca allo svincolo di Poggioreale; poi da lì andremo in un’azienda agricola limitrofa e faremo la nostra azione simbolica e dimostrativa», spiega Bavetta che è anche uno dei fondatori dell’Unione pastori siciliani, l’associazione nata qualche anno fa proprio nel Trapanese con oltre duecento soci, ma dimenticata in un cassetto insieme all’atto costitutivo. Bavetta assicura: «Non abbiamo intenzione di intralciare il traffico né di causare disagi agli automobilisti».
C’è però chi protesta in altro modo. «Noi siamo con gli allevatori della Sardegna e, da oggi, piuttosto che regalarlo ai caseifici, con il latte faremo formaggio e ricotta», ha scritto su Facebook Giuseppe Napoli di Chiusa Sclafani.
La protesta dei pastori sardi, dunque, ha contagiato anche il mondo siciliano. Cavalcando l’onda lunga della protesta sarda, Bavetta & c. cercano di fare capire che anche in Sicilia gli allevatori non se la passano bene. «Produrre un litro di latte di pecora ci costa circa 58 centesimi. Vuol sapere quanto ce lo pagano? Non più di 70 centesimi iva inclusa… a mala pena riusciamo a recuperare i costi di produzione», lamenta l’allevatore di Montevago. «Per non parlare poi degli agnelli – continua Bavetta – che ci costringono a svendere per via dell’ingresso incontrollato di prodotto straniero. Sotto Natale sono arrivati molti agnelli dalla Moldavia che i commercianti hanno acquistato a un euro al pezzo: in queste condizioni è impossibile competere».
Il dito degli allevatori è puntato anche contro gli ingressi incontrollati di prodotto straniero: sieri, cagliate, latte in polvere. Tutta roba prevalentemente prodotta in Romania a basso costo, che i caseifici usano per aumentare la produzione e riuscire a vincere la concorrenza locale sulla base del prezzo e non della qualità. A pagarne le conseguenze sono, ovviamente e come sempre, gli anelli più deboli della catena. In questo caso, gli allevatori.