(di Angela Sciortino) I dipendenti dell’Irvos, l’Istituto regionale Vini e oli di Sicilia, dopo 5 mesi senza stipendio sono scesi oggi a protestare in strada a Palermo davanti alla sede dell’Assessorato regionale all’Economia e Bilancio. La protesta ha l’obiettivo di sollevare l’attenzione sull’impasse in cui si trova da ottobre l’Istituto, i cui conti di tesoreria sono stati bloccati su richiesta di Veronafiere spa per un insoluto di poco meno di tre milioni e quattrocentomila euro risalente alle edizioni del Vinitaly 2013 e 2014.
Dopo il pignoramento verso terzi di qualche giorno fa, relativo alle somme che stavano per essere trasferite all’Istituto dall’Assessorato regionale all’Agricoltura tramite quello al Bilancio, l’impasse finanziario dell’Irvos è ormai totale. In queste condizioni non è nemmeno possibile onorare l’accordo scaturito dalla trattativa condotta con Veronafiere e su cui le parti si sono già accordate quasi totalmente. L’unica condizione su cui la società scaligera non si sposta di un millimetro, a quanto pare, riguarda alcuni termini di pagamento del credito. Ok sul pagamento della maggior parte del debito entro il 28 febbraio, ma al recesso dai pignoramenti – dicono a Verona – si procederà solo dopo che la somma in questione sarà almeno per i tre quarti sul conto bancario della società veneta.
Insomma, siamo di fronte a un paradosso: i soldi per pagare il debito ci sono, ma non può essere onorato perché il creditore ha bloccato i conti. Nel frattempo i dipendenti, costretti a stringere la cinghia, hanno perfino dovuto anticipare le spese necessarie per svolgere i propri incarichi di lavoro. E qualcuno pensa pure che, dietro tutta la querelle, ci sia una manovra finalizzata a far perdere all’Irvo il lucroso affare della certificazione dei vini a Doc (80 milioni di bottiglie solo per la Doc Sicilia) e dell’olio d’oliva Igp. Un affare di oltre due milioni di euro all’anno che fa gola a molti già da tanto tempo.