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Ismea: prezzi del frumento duro a rischio fiammata
di Roberta Mannino

frumento duro bio

Si preannuncia un’estate calda anche sul fronte dei prezzi del frumento duro. A poche settimane dall’avvio delle operazioni di trebbiatura del nuovo raccolto si evidenziano ulteriori rincari sia del prodotto nazionale che di quello estero, che fanno seguito agli incrementi registrati nella scorsa campagna 2020/21.

 

Secondo il report Ismea Tendenze, nel mese di luglio il grano proveniente dal Nord America ha raggiunto la quotazione di 372,14 euro/t a (+18,9% su base congiunturale), mentre sulle piazze di riferimento nazionali sono stati rilevati aumenti del 10,6% su giugno a Bologna (327,40 euro/t), del10,4% a Milano (326,75 euro/t) e dell’11,1% a Foggia (330,50 euro/t). Una dinamica piuttosto sostenuta, sottolinea l’Ismea, che sta avvicinando i prezzi ai livelli record registrati durante la precedente fiammata del mercato nel 2008.

 

A generare gli aumenti, il calo del raccolto prospettato in Canada e negli Stati Uniti colpiti della persistente siccità, accanto alla contrazione delle scorte globali per effetto di una domanda ormai stabilmente posizionata su livelli superiori all’offerta.

 

Secondo le indicazioni più aggiornate dell’IGC (International Grain Council), l’offerta canadese dovrebbe scendere a 4,8 milioni di tonnellate, il livello più basso degli ultimi otto anni (-27% sul 2020), mentre per gli Usa si prevede una produzione quasi dimezzata, pari a 1 milione di tonnellate, probabilmente la più scarsa di sempre.  Complessivamente, il raccolto mondiale è previsto il calo del 2,1% nel 2021, controbilanciato dalla maggiore produzione comunitaria (7,8 milioni di tonnellate) l’8,4% in più sulla scorsa campagna, un dato comunque inferiore alla media dell’ultimo decennio.

 

Per l’Italia, in attesa dei dati ufficiali sui risultati produttivi, una precoce valutazione, realizzata sulla base dell’incremento delle superfici (intenzioni di semina dell’Istat) e dell’atteso aumento delle rese, indica un quantitativo di 4,1 milioni di tonnellate (+6,9% sul 2020).  In tale contesto, la preoccupazione dell’industria italiana di trasformazione del frumento duro è rivolta alla possibile interruzione degli approvvigionamenti nel caso in cui si dovesse realmente registrare una rarefazione dell’offerta mondiale così consistente. La flessione della domanda sia domestica che internazionale dei prodotti trasformati che si prospetta per l’anno in corso, dopo gli acquisti record di pasta nel 2020, potrebbe contribuire a limitare lo squilibrio tra offerta di materia prima e domanda industriale.

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