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Irvos e Veronafiere ancora in trattative. Priorità a stipendi e certificazione dei vini
di Angela Sciortino

Veronafiere

(di Angela Sciortino) L’assessore regionale all’agricoltura Edy Bandiera non più di una settimana fa aveva invitato i dipendenti dell’Irvos a non mollare perché la meta, a suo dire, era ormai vicina. Si riferiva allo sblocco delle somme che l’Istituto ha al suo attivo ma di cui non può disporre fino a quando Veronafiere spa, che ha pignorato il pignorabile, non ritira la procedura.

Il contenzioso tra Irvos, bloccato dai debiti e da un pignoramento milionario, e Veronafiere sembra avvitarsi su se stesso. E la via d’uscita, per quanto vicina, sembra rimanere sempre fuori portata per via dell’ostinazione della società veneta a non sbloccare i conti che ha pignorato. Ancora qualche giorno e l’attività di certificazione dei vini e dell’olio svolta dall’Istituto Regionale Vini e Oli di Sicilia, che già viaggia a ritmi lentissimi, si potrebbe bloccare.

La vicenda dell’Irvos si intreccia con quella della legge di stabilità regionale che in questi giorni infiamma l’Assemblea regionale. Ma il fatto che i dipendenti siano senza stipendio da ottobre non ha nulla a che vedere, almeno per il momento, con la querelle sul bilancio della Regione.

La situazione è, comunque preoccupante. «Stanno cominciando i disservizi – avverte il direttore Vincenzo Cusumanoe ci sono già ritardi sulla certificazione e su tutte le pratiche che riguardano le produzioni di qualità delle aziende. Ciò danneggia tutto il mondo produttivo». I dipendenti sono da tempo sul piede di guerra: non ricevono gli stipendi da ottobre e lo scorso 28 gennaio sono pure scesi in piazza a manifestare davanti la sede dell’assessorato regionale al Bilancio. 

Pure il presidente degli industriali trapanesi, Gregory Bongiorno, ha espresso “grande preoccupazione per i risvolti negativi che la stessa potrà avere sulle aziende del settore vitivinicolo e oleario e per le ripercussioni che si manifesteranno di conseguenza sull’intera economia siciliana”, invitando al contempo Musumeci, Bandiera e Armao a trovare una soluzione per uscire dall’impasse.

E mentre gli avvocati delle parti in causa continuano a trattare a ritmi serrati, di sicuro c’è che fra tre giorni, cioè il 15 febbraio, Irvos, Veronafiere spa torneranno davanti al magistrato che ha rinviato l’udienza per favorire la via dell’accordo tra l’Istituto e la società veneta. Ci saranno pure i dipendenti che si erano costituiti in giudizio per tutelare i propri diritti e che mal hanno digerito il rinvio dell’udienza.

La crisi dell’Irvos nasce da un maxi pignoramento subìto da Veronafiere che lamenta il mancato pagamento dello stand per il Vinitaly del 2013 e 2014. Già da quasi due mesi i vertici dell’Istituto lavorano a una transazione con Veronafiere e ci sarebbe un pre-accordo per chiudere la causa versando 2 milioni e 600 mila euro in contanti. Ma servono risorse che in questo momento sono bloccate: tutti i conti e le linee di finanziamento regionale sono congelate dal pignoramento. In più il ritardo nell’approvazione della Finanziaria ha bloccato anche l’erogazione di un maxi finanziamento che l’Ars aveva deliberato a dicembre.

E mentre l’ente che certifica la più grande Doc dell’Isola (80 milioni di bottiglie nel 2018) soffre, il mondo enologico esprime numeri che segnano la vigoria del settore. Sono quasi novecento, infatti, le aziende vitivinicole imbottigliatrici siciliane. Oltre 250 in più dal 2010 – di cui circa venti dell’agrigentino. Trapani si conferma la prima provincia, con ben 293 aziende. Agrigento e Messina seguono Catania, entrambe con circa 80 realtà imprenditoriali. Straordinaria la crescita in numero delle aziende nella provincia di Catania che, grazie al fenomeno Etna, registra oltre 200 aziende. Sono alcuni dati che saranno diffusi dall’Osservatorio delle aziende vitivinicole siciliane curato da Sebastiano Torcivia, ordinario di Economia aziendale dell’università di Palermo. Cresce anche il confezionato, per un equivalente in bottiglie (0,75 cl) di circa 175 milioni – con riferimento alle aziende aventi sede in Sicilia – oltre ai 60 milioni circa relativi alle aziende con sede legale fuori regione.

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