Torna a salire l’inflazione, che a maggio accelera al +6,9% annuo, il dato più alto dal 1986, con effetti drammatici sul portafoglio delle famiglie e sui budget delle imprese agricole. I beni energetici trascinano la crescita dei prezzi, registrando un +42,2% sullo stesso periodo del 2021, che significa costi di produzione pressoché insostenibili per serre, stalle, agriturismi e aziende, nonostante il “bonus energia” del governo. Così Cia-Agricoltori Italiani, in merito ai dati diffusi oggi dall’Istat.
I prezzi dei beni alimentari aumentano del +7,1% rispetto a maggio di un anno fa, rendendo subito più pesante il carrello della spesa degli italiani -osserva Cia-. Rialzi eccezionali ci sono soprattutto per i prezzi di oli alimentari (+70,2%), burro (+22,6%), pasta (+16,6%) e, in generale, per gli alimentari non lavorati (+7,9%). Su cui incidono i listini “caldi” del gasolio per mezzi di trasporto (+25% a maggio), in un Paese in cui l’80% dei trasporti commerciali avviene su gomma, percentuale che supera addirittura il 90% nel caso dei prodotti freschi.
Ecco perché, ora più che mai, è necessario tenere alta l’attenzione lungo la catena del valore e della distribuzione, prevedendo più risorse e misure strutturali sui campi e lungo la filiera, per alleggerire i costi e scongiurare le speculazioni -evidenzia Cia- nonché prevedere incentivi ai consumi agroalimentari, a partire dalle fasce più deboli della popolazione, e introdurre strumenti di gestione del rischio in grado di calmierare la volatilità dei prezzi e di garantire la stabilità dei redditi degli agricoltori.